Gli scarti di cibo diventano “mattoni”: “Tre volte più resistenti del cemento”

Da una ricerca dell’Università di Tokyo l’innovativa tecnologia per utilizzare materiali alternativi e poco impattanti anche per costruire

Foglie di cavolo, bucce di arancia, cipolle, zucche e banane, pressate e lavorate per essere trasformate in materiale da costruzione, solido e resistente (e, volendo, anche commestibile). È questa la nuova frontiera della lotta allo spreco di cibo: l’innovativa tecnica è stata studiata in Giappone, all’Università di Tokyo, dai ricercatori dell’Istituto di Scienze industriali, che si sono concentrati sulla trasformazione degli scarti alimentati in materiali che potessero essere usati con successo nell’edilizia e, insieme, hanno analizzato il modo per poterne preservare anche le caratteristiche organolettiche e nutrizionali.

Lo studio

La tecnologia ipotizzata dalla studio è simile a quella usata per lavorare la polvere di legno: gli avanzi di cibo polverizzati ed essiccati, messi sotto vuoto, vengono pressati a caldo in uno stampo ad alta temperatura, miscelati con polvere alimentare, acqua e condimenti. Il materiale così ottenuto è stato studiato per le sue caratteristiche di resistenza, ma anche per quanto riguarda odore, sapore e aspetto.

“L’obiettivo era utilizzare alghe e avanzi di cibo comuni per costruire materiali resistenti almeno quanto il cemento“, ha spiegato Yuya Sakai, il ricercatore a capo dello studio. “Ma dal momento che utilizzavamo rifiuti alimentari commestibili, eravamo anche interessati a determinare se il processo di riciclaggio avesse un impatto sul sapore dei materiali originali”. 

I materiali ottenuti dalla sperimentazione hanno passato il test: tutti hanno, infatti, superato la prova di resistenza, ad accezione della zucca, mentre le foglie di cavolo sono risultate essere tre volte più resistenti del cemento. Non solo: benché ricavati da cibo, questi materiali edili non sono marciti né ammuffiti e, anzi, hanno mantenuto invariate le proprie caratteristiche di gusto. Rimane ora da capire se e come potranno essere impiegati concretamente nelle costruzioni e in che scala.

Il Piñatex, uno dei primi prodotti ricavati dalla lavorazione degli scarti di cibo, in questo caso dalla pianta di ananas

Lotta allo spreco

Quello dei materiali da costruzione è solamente uno dei tanti ambiti nei quali da tempo la ricerca in ambito tecnologico sta studiando come riutilizzare gli scarti di cibo, dalle stoviglie in buccia di grano ai vestiti in fibra di ananas fino alla “pelle” vegana ottenuta dalle vinacce.

Tutti tentativi di risposta a un problema globale di dimensioni enormi: secondo il Food Waste Index Report 2021, il rapporto dell’Unep, il Programma della Nazioni Unite per l’Ambiente che si occupa di spreco alimentare, sono 12i i chilogrammi di cibo a testa sprecati mediamente ogni anno a livello globale, dai cicli di produzione fino a quello che si butta via nelle singole case ogni giorno. In totale, si parla di 931 milioni di tonnellate di alimenti gettati nel cestino, senza essere consumati, il 17% del totale disponibile a livello mondiale. In Italia, la media è di 67 kg a testa di cibo sprecato, a partire da frutta e verdura freschi e pane.

Come abbiamo raccontato approfonditamente anche nel numero di maggio del nostro mensile Vegolosi MAG, le conseguenze di questo spreco sono pesantissime in termini, in primo luogo, di disuguaglianze sociali, accesso al cibo e sicurezza alimentare. Ma anche da un punto di vista ambientale: secondo i calcoli dell’Onu il cibo prodotto e non consumato sarebbe responsabile dell’8-10% delle emissioni di gas serra collegate al sistema globale di produzione del cibo (a sua volta responsabile di circa il 25-30% delle emissioni totali legate alle attività umane).

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