3 motivi segreti per cui mangiamo carne secondo Melanie Joy

La psicologa statunitense, attivista per i diritti degli animali, svela le ideologie e i pensieri nascosti dietro al consumo di carne

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Non capita spesso che le persone si domandino perché, nella nostra società, sia considerato “normale” consumare la carne di alcuni animali ma assolutamente aberrante quella di altre specie. Allo stesso modo, non ci chiediamo mai perché gli animali “da latte” siano tradizionalmente le mucche o le capre, ma mai i cani o le scimmie. Se e quando accade, però, è facile trovare delle risposte spiazzanti, che potrebbero cambiare totalmente il nostro modo di guardare al cibo. È quanto è accaduto 25 anni fa alla psicologa americana (e oggi attivista per i diritti animali) Melanie Joy, autrice del volume “Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche” edito in Italia da Sonda (su Amazon, lo trovate qui). In questo libro, l’autrice espone la tesi su quello che lei stessa ha definito “carnismo“: un’ideologia, un modo di vivere del quale non siamo consapevoli, ma che condiziona totalmente le nostre scelte alimentari. Partendo da questo presupposto, la Joy illustra in un video (qui in alto) il motivo segreto per cui mangiamo carne, spiegando in maniera chiara e semplice cosa si nasconda dietro al consumo di prodotti animali.

1 – Il “sapere senza sapere”

Quando mangiamo carne, uova e latticini, secondo la psicologa, lo facciamo a causa di una incoerenza di fondo: a un certo livello della nostra mente, infatti, persiste una sorta di “sapere senza sapere”, che ci rende consci di consumare prodotti di derivazione animale, pur senza associarli direttamente agli animali stessi, alla loro morte e alla loro sofferenza all’interno di un allevamento.

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Crediti foto: Essere Animali

2 -Un sistema di credenze: il carnismo

Capita spesso che, di fronte a un video particolarmente cruento registrato in un allevamento, le persone distolgano lo sguardo e rifiutino di guardarlo. Questo, secondo la psicologa, è la dimostrazione del fatto che la maggior parte delle persone mangia carne non per necessità o perché lo voglia davvero, ma piuttosto perché condizionata da un sistema di credenze che opera al di fuori della nostra consapevolezza e senza il nostro consenso. Queste credenze, tra l’altro, sono state istituzionalizzate e accolte come verità assolute nel corso del tempo, tanto che oggi distaccarsi da esse appare come strano e fuori dal mondo. Un esempio tra tutti è proprio quello della scelta vegana, vista come “estrema” e irrazionale perché molto lontana da ciò che viene considerato “normale” e accettabile dalla società.

Questo sistema, secondo la Joy, è proprio il “carnismo”, vivo e attivo in ogni paese in cui si mangi carne. Secondo questa ideologia, in ogni Paese le persone classificano come potenziale cibo solo un numero ristretto di animali, mentre tutti gli altri sono considerati non commestibili o addirittura disgustosi. Bisogna sottolineare, però, che anche se le specie considerate commestibili cambiano di cultura in cultura, ogni popolazione trova razionale la propria scelta e illogica quella portata avanti dalle altre.

3- Meccanismi di difesa nascosti supportano il “carnismo”

Un sistema violento – perché, sottolinea la Joy, è impensabile rifornirsi di carne, uova o latticini senza commettere atti violenti – che continua a esistere nel tempo grazie ad alcuni abili e indispensabili meccanismi di difesa. Questi, il più delle volte, sono talmente interiorizzati e considerati “normali”, da passare totalmente inosservati. Pensiamo, per esempio, al fatto che gli animali negli allevamenti siano vittime invisibili, tenute lontane dagli occhi dei potenziali consumatori. Allo stesso modo, il “carnismo” ci insegna a giustificare il consumo di carne con quella che la Joy definisce “la regola delle tre n”: mangiare carne, infatti, è nell’ottica di tutti normale, naturale e necessario. Per finire, il “carnismo” ci insegna a categorizzare gli animali da allevamento non come individui senzienti ma come oggetti, visti come astrazioni prive di individualità o personalità propria (a differenza, invece, di quello che accade con i cani, per esempio).

Qual è, dunque, il modo migliore per liberarsi da questa ideologia imposta? Secondo la psicologa, il solo modo per farlo è raggiungere la giusta consapevolezza, facendo scelte alimentari che riflettano il nostro reale pensiero e non quello che ci hanno insegnato a credere. A ben pensarci, è proprio ciò che il movimento vegano cerca di fare ormai da qualche anno, ed è proprio il motivo per cui, secondo la Joy, “il carnismo vi si oppone strenuamente attraverso una cattiva informazione e con tattiche intimidatorie”. Fare la connessione tra il cibo che mangiamo e la sua provenienza può davvero cambiare il sistema, insomma, creando un mondo migliore per tutti gli individui, umani e non umani.

 

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