Borgogno: “Noi viviamo grazie al mare, se muore, lo faremo anche noi” – Podcast

Franco Borgogno è un giornalista e ricercatore presso lo European Research Institute ed autore del libro “Un mare di plastica”. Sono sue le fotografie della plastica che galleggia nel mare artico

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Le immagini scattate dal giornalista e ricercatore Franco Borgogno durante la spedizione High North 18 al Polo Nord lo scorso anno, hanno fatto il giro del mondo: taniche, residui di reti da pesca e tappi in plastica, galleggiavano in mare, in mezzo al ghiaccio. Nel suo libro “Un mare di plastica” edito da Nutrimenti, ha raccontato la sua esperienza di ricerca.

Quello che non si vede e di cui non ci accorgiamo (o forse che siamo per scontato) è che il mare è la nostra garanzia di sopravvivenza: non c’è nulla che facciamo che non sia collegato ad esso e al suo stato di salute. Se il mare soffoca a causa della plastica noi faremo la stessa fine, se sui fondali oceanici si accumulano sacchetti e bottiglie, la nostra specie è destinata a morire, estinguendosi.

Qual è il motivo per cui dobbiamo occuparci subito delle condizioni dei nostri mari, anzi, di tutta l’acqua presente sul nostro pianeta?

Semplice. Senza acqua e senza mare la nostra specie non sopravviverà. Il mare ci regala l’acqua che beviamo,  quella che usiamo per l’agricoltura e quindi per mangiare, regola il clima, fornisce ossigeno grazie alla fotosintesi delle alghe nei primi metri di costa. Se la biodiversità marina e la salute del mare viene compromessa, come sta già accadendo a causa delle nostre attività e dell’uso sconsiderato che facciamo della plastica, le cose andranno sempre peggio.

Franco Borgogno mentre realizza fotografie al Polo Nord

Tu insegni anche nelle scuole. I bambini, capiscono questa emergenza?

Non solo la capiscono ma le domande che mi fanno sono la sintesi del buonsenso: “Se la plastica dura 400 anni e noi la usiamo 3 minuti, perché lo facciamo?”, mi domandano alle scuole elementari quando racconto che cosa è la plastica e che cosa sta succedendo. Si tratta solo di buon senso. Il problema, chiaramente, non è la plastica in sé, bensì l’uso che ne stiamo facendo. Un esempio banale: una cartuccia di un fucile da caccia ha una durata di vita di pochi decimi di secondo eppure rimane nell’ambiente per sempre. Al netto del fatto che la caccia non dovrebbe esistere a mio parere, è chiaro che si tratti di una follia assoluta. Lo stesso per una bottiglietta d’acqua che beviamo in pochi minuti.

La plastica raccolta e suddivisa per colore dagli studenti di uno dei progetti educativi seguiti da Franco Borgogno. “In 1 ora abbiamo raccolto 50 chili di plastica”

Ma è colpa nostra e del nostro modo di gestire i rifiuti?

Senza dubbio la responsabilità dei singoli è il problema ma il riciclo, che pure è fondamentale, non è la soluzione. La vera soluzione è imparare a cambiare le nostre abitudini e smetterla di usare plastica usa e getta, per esempio, o di eliminarla il più possibile dalla nostra quotidianità. Se io compro un’arancia già sbucciata venduta dentro una scatola di plastica, le aziende continueranno a produrla. E’ da matti: priviamo un frutto di una confezione naturale che non avrebbe nessun danno sull’ambiente per metterla in una scatola che rimarrà per sempre in circolazione. Le nostre scelte non sono mai inutili: se in un anno, per esempio, usiamo una media di 300 bottigliette di plastica per bere, immaginiamoci cosa può significare smettere di farlo tutti insieme. Siamo noi a decidere: è fondamentale.

Qual è la situazione dell’acqua sul nostro pianeta?

Non buona. Sono stati trovati rifiuti in plastica anche sul fondo della fossa delle Marianne, la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo, è incredibile. Ma è anche ovvio: solamente dal 3 al 5 % dei rifiuti in plastica galleggia, il resto va a fondo. Si stima che nel 2050 il peso delle plastiche in mare supererà quello dei pesci. E’ un vero e proprio smog acquatico perché anche se le “isole di plastica” sono un concetto che ci aiuta a capire meglio di cosa stiamo parlando, quello che davvero sappiamo è che le microplastiche sono ovunque e il mare è uno solo, con tutte le sue correnti.

Si inizia a parlare sempre di più di ambiente e di cambiamento climatico, credi sia merito anche di Greta Thunberg e del movimento studentesco?

Certamente. Io la seguo da molto tempo, trovo sia straordinaria e che la sua capacità comunicativa sia una chiave incredibile. A tutti coloro che la criticano o che cercano di gettarle fango addosso analizzando ogni singola cosa che fa, chiedo come mai non facciano lo stesso con chi guadagna miliardi di dollari e avvelena il pianeta. A loro le pulci non si fanno mai. Credo che gli attacchi a questa ragazza siano penosi.

Foto di apertura di Franco Borgogno: “Si tratta di quello che io e  Susanna Eleonora Canuto abbiamo raccolto per SPlasH Project con i bambini delle elementari su 100 metri di spiaggia in Sardegna: i bastoncini sono ‘resti’ di cotton fioc, le palline sono pellet di plastica ‘vergine’, ricordo decennale del petrolchimico di Porto Torres”

 

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