Big Mac al capolinea: i ragazzi non lo vogliono più mangiare

Solo un giovane su cinque oggi consuma abitualmente un Big Mac, panino simbolo della nota catena di fast food americana: è la fine di un’era?

Giovani meno carne

Impossibile pensare alla nota catena di fast food americana McDonald’s senza richiamare alla mente il suo panino-simbolo, il famosissimo Big Mac: due fette di pane ripiene di un doppio hamburger farcito con formaggio, insalata e salse di vario tipo. Eppure l‘era del Big Mac sembra essere giunta al capolinea e la colpa (o il merito, secondi i punti di vista) sarebbe tutta da attribuire ai millennials – ossia i ragazzi che oggi hanno tra i 20 e i 30 anni – che non paiono più attratti dal panino che ha fatto la storia del fast food internazionale. La fonte della notizia è il portale internazionale dell’industria della carne Cattle Network e questo porta pensare che il tramonto del Big Mac sia davvero vicinissimo.

Non più oggetto di desiderio

“Per molti millennials – si legge su Cattle Network – il Big Mac sta diventando irrilevante nella migliore delle ipotesi, un oggetto di derisione piuttosto che di desiderio”. McDonald’s, naturalmente, continua a sostenere il contrario, ma i fatti parlano chiaro: la ricerca di mercato condotta negli USA e fonte di questa notizia, ha rivelato come solo un giovane su cinque abbia finora mangiato almeno un Big Mac. Non per niente, afferma Essere Animali, i millennials rappresentano la più estesa generazione del mondo con più vegetariani di ogni altra. “I conti tornano se pensiamo che all’interno di questa generazione la percentuale di coloro si dichiarano vegetariani si aggira intorno al 12%; percentuale che fra i nati tra il 1963 e il 1980 (la cosiddetta Generazione X) è del 4% e dell’1% fra i Baby Boomers (nati fra il 1945 ed il 1964)”.

Giovani sempre più “veg”

Non è un caso, quindi, che un gran numero di aziende internazionali abbiano “ceduto” al vegan: si tratta di una risposta fisiologica alle richieste di un mercato “veg”, che a quanto pare provengono in maggioranza dalle nuove generazioni. E sempre dalle nuove generazioni arriva la spinta per la nascita di attività vegane in diverse parti del mondo: pensiamo, per esempio, a “Sudfeh”, la prima caffetteria universitaria vegana a Gerusalemme, voluta dai ragazzi del Palestinian Animal League; oppure a  “Evergreen Organics”, il primo locale vegano del Qtar nato dall’idea di quattro giovanissimi imprenditori. A proposito di giovani imprenditori, poi, è impossibile non citare Khaled bin Alwaleed, ricchissimo principe saudita vegano che investe solo in attività “green” e cruelty-free. Un futuro, il nostro, che per fortuna sembra in mano a generazioni sempre più attente al rispetto degli animali e dell’ambiente, come dimostra la scelta di ridurre o eliminare del tutto il consumo di carne, la cui produzione risulta oggi una delle attività più inquinanti al mondo.

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