Cultura delle colture: agricoltura naturale

orto-naturale
Il padre dell’agricoltura naturale è Masanobu Fukuoka. Questo signore giapponese dopo essersi laureato in microbiologia come fitopatologo ha lavorato alcuni anni in dogana a Yokohama quando all’età di 25 anni cominciò a nutrire seri dubbi sulla scienza moderna dell’agricoltura. Dedicò in seguito più di 50 anni all’agricoltura del “non fare”. Questo appellativo non deve far intendere che sia un agricoltura oziosa, il lavoro dei campi è comunque molto duro, ma la sua filosofia è di lasciar che la natura faccia il suo corso.

Un cammino spirituale che gli fece guadagnare l’appellativo di Lao Tzu dei nostri giorni per la sua grande saggezza, un cammino che lo portò alle radici delle antiche tradizioni contadine. Fukuoka ha imparato a non chiedere l’impossibile alla natura, non ha mai utilizzato fertilizzanti chimici ne tantomeno diserbanti, ed essa l’ha ripagato con raccolti incredibilmente abbondanti. Ha ridotto gli interventi, i costi, le attrezzature e le tecniche al minimo indispensabile.

La tecnica dell’agricoltura naturale è abbastanza semplice all’apparenza anche se in realtà nell’atto pratico ci vuole una grande conoscenza dell’ambiente, dei processi naturali delle piante, del clima e del territorio in cui si applica. Si scelgono i semi che si vogliono piantare, questi dovranno appartenere esclusivamente a piante autoctone e rustiche. Impossibile pensare, per esempio, ad una coltivazione “naturale” e semi selvatica di pomodori nel nord Italia, questi semi si mischiano fra di loro tutti insieme e vengono mischiati con argilla ed acqua, formando delle palline di argilla contenente ciascuna alcuni semi e si lasciano essiccare.

Una volta secche si spargeranno liberamente nel prato che si intende “coltivare” senza interrarle, semplicemente lasciandole cadere casualmente dove capita. L’argilla, coprendo i semi li proteggerà dagli uccelli e dai roditori. Alle prime piogge questa si impregnerà di acqua e farà germogliare i semi che metteranno radici nel terreno. Molte di queste piante non riusciranno a diventare adulte ma le più forti si, sviluppando tra le altre cose delle difese verso parassiti e malattie tipiche delle piante selvatiche. Queste sostanze di difesa altro non sono che i polifenoli, che insieme a vitamine e sali minerali rendono l’ortaggio così salubre per la nostra alimentazione.

Ovviamente lo scopo non è la grande produzione per la vendita di molti quintali di prodotto, ma l’autoproduzione o al limite la vendita diretta.

 

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