Stop Vivisection, Lav: ‘Da Europa decisione politica e ipocrita’

VIVISECT

«Una decisione politica della Commissione Europea che non ha il coraggio di affermare che senza la sperimentazione sugli animali non si può andare avanti, ma che allo stesso tempo fa proprio l’obiettivo dell’abolizione della sperimentazione sugli animali – è la prima volta che una Commissione lo dice in maniera così netta – anche se viene confermata l’ipocrisia che è alla base della direttiva 2010/63, il “vorrei ma non mi va”». Si esprime in questi termini ai microfoni di Vegolosi.it Gianluca Felicetti, presidente della Lav, Lega Anti Vivisezione, il giorno dopo la decisione della Commissione Europea che ha rigettato l’iniziativa popolare di oltre 1,1 milione di firme contro la sperimentazione sugli animali, stabilita dalla suddetta delibera. In sostanza l’organismo continentale, si legge nelle motivazioni che accompagnano la decisione, si mostra d’accordo con l’idea alla base della raccolta firme di Stop Vivisection, ossia lo stop alla sperimentazione sugli animali, ma dichiara di non poter bloccare questo metodo perché al momento non ve ne sono altri ritenuti sufficientemente affidabili.

Felicetti prosegue così: «La Commissione Europea ha avuto paura delle più di 1,1 milioni di firme raccolte tra i cittadini che avevano sottoscritto la richiesta: ma, visto che questa è una delle tre arrivate sui tavoli di Bruxelles tra le tante lanciate negli anni contro la vivisezione, questo è comunque un grande risultato, incancellabile a prescindere da qualsiasi parere della Commissione». Il presidente Lav sottolinea che, nonostante la bocciatura, «vi sono affermazioni molto importanti: l’istituzione europea ribadisce come l’obiettivo comune, delle firme dei cittadini e della stessa Commissione europea, sia quello di abolire la sperimentazione animale, facendone una questione di tempi».

La motivazione usata da Bruxelles, prosegue Felicetti, «è la stessa scusa che ci sentiamo ripetere sempre nel momento in cui i metodi di ricerca sostitutivi non vengono finanziati come dovrebbero, e non vi è uno spostamento congruo delle risorse nella ricerca dalla sperimentazione sugli animali a quella sostitutiva. È ancora molto forte il potere politico e accademico di chi sa fare solo la sperimentazione animale e nient’altro, e per questo la difende con le unghie e con i denti perché non vuole mettersi in discussione, non vuole innovazione, e vuole invece continuare in quella che è la dittatura della sperimentazione sugli animali». Ora quindi, «fino a quando non ci sarà un traguardo imposto dalla politica – com’è stato sui test sugli animali per i cosmetici – i centri di ricerca non avranno un reale incentivo, non solo economico, a cambiare».

Adesso, conclude il presidente della Lav, che è stata una dei promotori della raccolta firme, dopo la decisione della Commissione Europea questi sono i prossimi passi che compirà la Lega a livello continentale: «La direttiva stessa prevede esplicitamente che entro il novembre 2017 la Commissione compia una sua rivalutazione. Speriamo che il Parlamento europeo sia più coraggioso rispetto al governo comunitario».

Domenico D’Alessandro

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