Perché le persone odiano i vegani? Ce lo spiega la psicologia

Perché la società stigmatizza tanto chi decide di non mangiare più carne? Alcuni recenti studi in campo psicologico provano a dare una risposta

La miglior difesa è l’attacco. Verrebbe da semplificarlo così, citando la nota espressione bellica, il meccanismo psicologico che sta dietro lo scontro pubblico tra onnivori e vegani. Da anni, gli studiosi indagano quello che è stato definito il “paradosso della carne”, ovvero il pensiero che porta chi mangia carne ad attaccare chi non la mangia pur riconoscendone inconsciamente le motivazioni. Ora, alcuni recenti studi psicologici hanno aggiunto nuovi elementi di comprensione al fenomeno che, come riporta un’analisi pubblicata dalla Bbc, avrebbero a che fare con una serie di radicati pregiudizi psicologici. E ricondurrebbero la “rabbia” degli onnivori verso i vegani a nient’altro che a una forma di difesa sociale del proprio comportamento.

Perché le persone odiano i vegani?

Le analisi degli psicologi partono da questa domanda e da alcuni dati di analisi che vedrebbero i vegani tra le categorie di persone più stigmatizzate nella società occidentale, al pari dei tossicodipendenti. A essere attaccati risultano soprattutto coloro che non mangiano carne per motivazioni di natura etica e di rispetto per gli animali. Ma, allora, se la maggior parte delle persone desidererebbe vivere in un mondo meno violento e più empatico, perché a essere oggetto della rabbia sociale sono proprio coloro che hanno fatto scelte di vita che vanno in quella direzione, si chiedono gli psicologi? “Oggi viviamo in un’era, almeno nel mondo occidentale, nella quale abbiamo a disposizione sempre più prove e argomenti sul fatto che mangiare la carne sia male”, spiega Hank Rothgerber, psicologo sociale della Bellarmine University, in Kentucky. “Tuttavia, il nostro comportamento non è cambiato in modo significativo. Quindi, ci chiediamo: in che modo le persone razionalizzano questo pensiero e hanno ancora la sensazione di essere delle brave persone?”. La risposta, per lo studioso americano, sta nella flessibilità della nostra mente “estremamente brava a proteggerci da realtà che non vogliamo affrontare“. 

Il paradosso della carne e i “trucchi” psicologici

Il cosiddetto “paradosso della carne”, analizzano gli studiosi, è una sorta di “schizofrenia morale” che si sviluppa nei casi di “dissonanza cognitiva“, quando cioè proviamo tensione o disagio perché abbiamo due idee opposte e incompatibili e le nostre credenze non corrispondono a quello che facciamo. Nel caso specifico, quando mangiamo carne ma sappiamo che sarebbe giusto non farlo. Molto spesso, però, difronte a questa situazione di tensione invece che modificare i nostri comportamenti tendiamo a spostare il nostro disagio verso altro. E a cercare motivazioni plausibili che spieghino le nostre scelte (come spiega benissimo la psicologa Melanie Joy nel celebre saggio “Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche”). Delle sorte di strategie, di “trucchi”, una quindicina, nel caso del consumo di carne, secondo Rothgerber. Ad esempio, pensare che mangiamo meno carne di quella cha consumiamo realmente e solo carne da animali allevati in maniera “rispettosa” degli animali, non prendere in considerazione i modi con in quali la carne viene prodotta e, soprattutto, pensare che mangiare o meno la carne non sia qualcosa che si può scegliere perché è qualcosa che tutti fanno. 

L’incontro con i vegani “cattivi”

Tutto salta, però, quando ci si trova di fronte a chi ha scelto di non mangiarla, la carne. I vegani mettono  gli onnivori di fronte alla propria dissonanza cognitiva. Ed è qui, spiegano gli psicologici, che nasce la rabbia. In uno studio condotto da Julia Minson, psicologa dell’Università della Pennsylvania, riporta l’analisi della Bbc, ai partecipanti è stato chiesto di riferire tre parole associate ai vegani. Poco meno della metà ha usato parole negative, soprattutto sul piano sociale. Ecco, allora, i vegani “strani”, “arroganti”, “predicatori”, “militanti”, “tesi”, “stupidi” e “sadici”. Si tratterebbe, dunque, di una sorta di forma di difesa: ci sentiamo molto minacciati da chi ha una morale simile alla nostra, ma è più coerente di noi. E alla fine, analizza Benoit Monin, psicologo della Stanford University, la paura di essere giudicati ha la meglio sull’ammirazione per l’integrità morale degli altri. Ed è per questo motivo, conclude il team di psicologi, che a essere attaccati sono soprattutto i vegani etici e che le campagne di sensibilizzazione vegan rischiano talvolta di produrre l’effetto contrario: il disagio cognitivo provocato da spot e documentari e l’incapacità di cambiare comportamento potrebbero, paradossalmente, portare a un aumento del consumo di carne.

 

 

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