Moda cruelty free, finalmente è di tendenza

FIORUCCI

Una moda cruelty free, fatta di cappotti, borse e cinture realizzati senza il ricorso a prodotti di origine animale. Potrebbe essere questa la nuova tendenza del fashion europeo, almeno stando ai gusti dei consumatori italiani, ma anche francesi, tedeschi, polacchi, olandesi e inglesi. A rilevarlo è uno studio condotto da Ispo Ricerche per conto della Lav dal quale emerge che sono proprio gli italiani i più sensibili ad acquistare prodotti privi elementi di origine animale.

Dal sondaggio, che nel mese di gennaio ha coinvolto 3600 persone intervistate nei 6 paesi europei, è emerso che utilizzare materiali alternativi alla vera pelle o alla vera pelliccia è (finalmente) considerato cool e di tendenza. Attualmente, la media dei consumatori europei che già acquista animal free si attesta intorno al 12%. L’Italia, evidenzia la ricerca, è insieme al Regno Unito e alla Polonia la nazione che presenta la più alta percentuale di consumatori pienamente consapevoli dell’esistenza di materiali alternativi a quelli di origine animale (circa il 20%). Pelliccia (per l’80% degli intervistati), pelle (per il 76%) e piume (per il 55%) sono i principali materiali per i quali i consumatori italiani sono consapevoli dell’esistenza di soluzioni vegetali o artificiali alternative.

La bella notizia è che la propensione all’acquisto di prodotti animal free è elevatissima (pari in media al 78,6%), a patto che i consumatori ricevano informazioni adeguate. In tutti e 6 i Paesi europei è l’inserto in pelliccia il capo che le persone sono più disposte a sostituire con materiali alternativi, subito seguito dalla seta utilizzata per cravatte, camice ed intimo. Qualche resistenza in più si nota, invece, nel caso della pelle, che in tutti i Paesi risulta il materiale la cui alternativa vegetale o sintetica riscuote successi inferiori, in particolare quando si tratta di scarpe e stivali.

Per una volta, è l’Italia a fare bella figura in Europa, con la percentuale più alta di intervistati, pari a circa il 30%, che si mostra animal free e il 40% che mostra una propensione marcata all’acquisto di materiali alternativi.

Sia per quanto riguarda la propensione d’acquisto che l’atteggiamento animal free, essi riguardano in media più le donne che gli uomini, che si distinguono per un atteggiamento meno animalista. Brutte notizie, invece, dal punto di vista sociale: nel caso della propensione d’acquisto, infatti, i meno attratti dalle soluzioni alternative sono spesso coloro che hanno un titolo di studio elevato, i laureati e i consumatori con elevate posizioni lavorative (in Italia soprattutto).

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