Bambini vegani e vita sociale, dalla scuola al pranzo dai nonni: come fare?

Un vademecum utile, con i consigli della nutrizionista Denise Filippin, per affrontare con serenità insieme ai bimbi anche i pasti fuori casa. Ed educarli a un valore importante: il rispetto della diversità

La mensa a scuola, le feste di compleanno e i pranzi a casa dei nonni. E, poi, ancora le gite fuori porta, le vacanze e i controlli periodici dal pediatra. Come tutti i bambini, anche quelli che seguono un’alimentazione a base vegetale hanno una vita sociale molto intensa. Con loro, i genitori, che molto spesso si ritrovano a dover dare spiegazioni sulle scelte alimentari della propria famiglia, a gestire situazioni pratiche non sempre facilissime e a rispondere alle mille domande dei propri bimbi su quello che c’è nel proprio piatto. E, allora, come fare? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Denise Filippin, biologa nutrizionista esperta in alimentazione vegetale, membro della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana.

Arriva il momento, intorno ai 3 anni di età, in cui i bambini che seguono un’alimentazione a base vegetale si accorgono che il loro piatto è in parte diverso da quello degli altri, a casa come a scuola. Come rispondere alle loro domande?

La fonte privilegiata di informazioni per i bambini sono i genitori, di loro si fidano e li tempestano di domande, su molti aspetti della vita, cibo compreso. Le risposte devono essere sincere, semplici ed adeguate all’età del bambino. Non è necessario sviscerare tutti gli aspetti cruenti legati alla produzione di cibi animali, i bambini potrebbero rimanerne eccessivamente turbati, in maniera negativa. L’approccio deve essere mirato a sviluppare l’empatia, concentrandosi sugli aspetti positivi: “Noi abbiamo deciso di non mangiare la carne (il pesce, le uova, i formaggi) per non fare male agli animali, a noi piace giocare con gli animali e accarezzarli” è, per esempio, una risposta che per un bambino piccolo può essere sufficiente dal momento che il concetto di morte non è comprensibile fino a circa 8 anni di età. Con la crescita ci saranno sicuramente occasioni per approfondire l’argomento, bisogna evitare di incalzare il bambino con spiegazioni non richieste: le curiosità arriveranno di sicuro e in quel momento si avrà l’opportunità di soddisfarle.

Ci sono degli strumenti che possono aiutare?

Sono disponibili in libreria e in alcuni siti online numerosi libri, adatti alle diverse età. I libri sono un supporto molto utile, perché le informazioni in essi contenute arrivano da una fonte esterna alla famiglia. Leggendoli insieme ai bambini i genitori possono discuterne con loro e il bambino si sentirà libero di esprimere critiche sui contenuti senza timore di urtare la sensibilità dei genitori. Anche una gita in un rifugio per animali può essere un’ottima occasione per vederli dal vivo, per ascoltare da esperti curiosità e spiegazioni sui loro comportamenti. Sono strutture in cui volontari si occupano del recupero e della cura di animali scampati a situazioni di disagio, alla macellazione o recuperati dai laboratori di ricerca. I rifugi organizzano, in particolare in primavera ed estate, pic-nic e feste a cui è possibile partecipare. In queste occasioni si può avere l’opportunità di conoscere anche altre famiglie con bambini veg dal momento che spesso sono organizzate apposite attività per bambini, con giochi, laboratori e letture a tema.

Spesso sono più i genitori a preoccuparsi del fatto che i bambini possano venire esclusi o discriminati. Sono timori fondati?

Sono paure comuni, ma il più delle volte infondate. I bambini in genere sono poco interessati a quello che mangiano i compagni a scuola, a merenda o tantomeno alle feste, spesso se non viene sottolineato dai maestri non si accorgono nemmeno del fatto che un compagno mangi diversamente. I bambini veg sono invitati alle feste come tutti gli altri bambini: anche in queste occasioni per loro l’importante è giocare e divertirsi insieme, spesso il cibo non viene nemmeno considerato. E’ esperienza comune vedere solo genitori al tavolo da buffet, mentre i bambini corrono e giocano insieme.

E per gli adolescenti?

Esiste una fase in cui i ragazzi veg possono, in effetti, diventare bersaglio di prese in giro, ma purtroppo ogni comportamento differente da quello del “gruppo” per un adolescente può essere uno spunto per i bulli, dall’abbigliamento alla musica. Ma a quell’età, fortunatamente, un ragazzino cresciuto veg sarà in grado di difendersi e reagire alle provocazioni anche senza la presenza dei genitori.

Rimane, sotto traccia, il tema più ampio della paura della diversità.

Partiamo da un presupposto: è importante è crescere i bambini educandoli al rispetto della diversità. Tutte le persone sono diverse tra loro per origini, cultura, religione, aspetto fisico, valori e convinzioni. La diversità è arricchimento, il confronto tra opinioni differenti stimola la curiosità, la crescita individuale e può permettere di conoscere realtà a noi sconosciute. Il “diverso”, non solo per quanto riguarda l’aspetto alimentare di cui ora stiamo parlando, ma in tutti gli aspetti della vita, non va mai additato o emarginato. Valorizzare la diversità, l’unicità di ognuno di noi credo sia un insegnamento importante da trasmettere ad un bambino.

La prima critica che i genitori vegani si sentono rivolgere è: perché imponete al vostro bimbo la vostra scelta alimentare? Cosa rispondere?

Per i bambini molto piccoli è normale che sia il genitore a scegliere i vestiti, i giocattoli o il cibo, pertanto se un genitore ritiene che la scelta veg, per motivi etici o di salute, sia la migliore è normale che decida di alimentare anche il proprio bambino in questo modo. Tutti i genitori in questo senso impongono ai figli cosa mangiare: i bambini non vanno da soli a fare la spesa e non cucinano. Sarebbe più corretto smettere di usare il termine “imposizione” e parlare piuttosto di “educazione”: molto semplicemente ogni genitore sceglie sempre ciò che ritiene essere il meglio per i propri figli e le scelte educative dovrebbero essere rispettate da chi circonda la famiglia.

Ci sono degli accorgimenti da adottare per vivere con maggior serenità la propria scelta alimentare insieme ai bambini anche fuori dalle mura di casa ?

La situazione ideale sarebbe quella in cui parenti e amici rispettano la scelta della famiglia, preparando alimenti adatti anche a chi è veg durante i momenti conviviali vissuti insieme. Purtroppo, può accadere che il cibo diventi terreno di scontri anche accesi tra i componenti della famiglia, situazioni difficili da gestire per un adulto e ancor di più per un bambino. In questi casi, sarà preferibile frequentarsi in momenti in cui non sia previsto un pasto: organizzare giochi con i cuginetti, gite e passeggiate. La convivialità non è necessariamente mangiare insieme seduti per ore intorno a un tavolo, ma passare insieme del tempo in maniera serena e piacevole.

Può essere una soluzione adottare due approcci diversi (a casa alimentazione a base vegetale, fuori casa mangiare quello che c’è) o si rischia solamente di confondere i bambini?

Nelle occasioni fuori casa conviene essere sempre preparati portando qualcosa di adatto e possibilmente anche simile a quello che mangeranno gli altri. Se sono previste lasagne al forno al ragù di carne per tutti, e il bambino veg si vede proporre una semplice pasta al pomodoro, è comprensibile che diventi curioso di assaggiare l’altra pietanza dall’aspetto più goloso. In questo caso, si può portare da casa una teglia di lasagne al ragù di lenticchie o di seitan (magari avvertendo prima, per evitare di offendere i padroni di casa), per se stessi ma anche per condividerla con gli altri commensali. Potrebbe anche essere un modo per far apprezzare l’alimentazione veg a chi pensa sia monotona e insapore. Il concetto è partire organizzati e informarsi su cosa pensano di portare gli altri partecipanti alla cena in modo da non far sentire il bambino a disagio.

Scuola: fatto salva la legittimità, riconosciuta dalla legge, di richiedere per il proprio bimbo il menu a base vegetale, come è meglio gestire i momenti extra mensa? Ovvero, feste e gite scolastiche?

Conviene sempre farsi coinvolgere nell’organizzazione dell’evento, anche in questo caso per predisporre in prima persona qualche pietanza adatta al bambino o anche semplicemente passare delle ricette a chi preparerà la festa. In caso di gite di più giorni, o centri estivi in cui i genitori non siano presenti, sarà opportuno contattare preventivamente la struttura che accoglierà il gruppo, in modo da accertarsi che vengano predisposte pietanze adeguate anche per il bambino veg. Per alcune strutture può essere il primo menù veg da gestire, in questo caso si possono anche passare semplici ricette per facilitare il lavoro in cucina. Tutti questi suggerimenti sono mirati a evitare momenti di disagio o imbarazzo ai bambini, che potrebbero trovarsi con una foglia di insalata come secondo piatto mentre gli altri hanno cotoletta e patatine. In un caso del genere, chi non si troverebbe in difficoltà? Il problema non è l’alimentazione veg ma la gestione poco curata e attenta di chi si occupa dei pasti.

E dal punto di vista nutrizionale questo cosa può comportare?

Rassicuriamo i genitori sugli aspetti nutrizionali in queste situazioni: se un bambino per un paio di giorni non mangia frutta secca, olio di lino, legumi e tutti i cibi che sappiamo essere parte di un’alimentazione veg equilibrata non succede nulla, non si innescheranno carenze nutrizionali irrecuperabili. In gita con gli amici la cotoletta veg va benissimo!

Infine, il pediatra. Molti genitori, per paura di essere non capiti e criticati, omettono di dire al pediatra che il bambino segue un’alimentazione a base vegetale. Perché è una scelta sbagliata?

Il pediatra di famiglia è la figura di fiducia e di riferimento a cui rivolgersi per eventuali problemi del bambino: evitare di parlare della scelta alimentare portata avanti in famiglia fa venire meno questo rapporto di fiducia medico/paziente, in quanto si omettono informazioni importanti. In occasione di un bilancio di crescita i genitori possono introdurre l’argomento e parlare della propria scelta alimentare e discuterne serenamente col pediatra. Ci si potrà trovare di fronte ad una persona informata e tranquilla, o a una persona che non ha alcuna conoscenza riguardo all’alimentazione veg. In questo ultimo caso, se il pediatra si mostra interessato ad approfondire l’argomento, gli si possono segnalare le linee guida pubblicate sulla rivista “Nutrients” oppure l’opuscolo informativo dedicato ai pediatri della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana.

E se il pediatra è contrario?

In qualche caso (sempre più raro fortunatamente) il pediatra non è competente di alimentazione veg, si mostra contrario e coglie ogni occasione per criticare e osteggiare la scelta dei genitori: in questo caso non ha senso mentire, se non ci si trova a proprio agio col pediatra sarà preferibile cambiare medico di riferimento.

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