Holly e Wood, galline liberate: “Salvarle è l’atto più nobile” – VIDEO

Due storie, due animali che ritrovano la libertà sottratta dal sistema degli allevamenti: un’azione che racconta la libertà, anche quella degli esseri umani

“Libero è solo colui che vuole rendere libero tutto ciò che lo circonda e che effettivamente lo rende libero”: con questa citazione di Fichte, filosofo tedesco idealista, “figlio” del pensiero kantiano, il Gruppo di Supporto Free John Doe, ha accompagnato le immagini della liberazione di due galline, Holly e Wood da due allevamenti intensivi durante un sopralluogo. Le immagini, girate pochi giorni fa, fanno parte di una campagna di comunicazione che racconta, ancora una volta, le condizioni di questi animali negli allevamenti a terra di galline ovaiole e polli da carne, sistemi considerati erroneamente dai consumatori, “meno tremendi” di quelli in gabbia.

“Questi animali vivono pochissimo, appena 50 giorni – spiega Free John Doe – non sono né galline, né galli, ma ibridi, esseri viventi creati in laboratorio e selezionati per ingrassare (e quindi produrre più carne) nel minor tempo possibile. Nei capanni in cui vengono allevati/ammassati non c’è distinzione tra giorno e notte. Le luci sono sempre accese 24 ore su 24, affinché non smettano mai di nutrirsi.” Il lavoro dei volontari è a dir poco fondamentale e le loro incursioni negli allevamenti (che non sono legali) sono stati e saranno ancora per molto tempo, l’unico strumento fornito al pubblico per capire che cosa accade davvero nelle fabbriche di carne e uova, anche nel nostro paese. 

Un volontario di FreeJohn Doe libera Holly

Il gesto della liberazione di questi due animali, simbolico ed insieme necessario, racconta di un pensiero dominante nella filosofia antispecista e vegana: ogni vita ha un valore, ogni essere vivente vuole stare bene e non morire. Un pensiero semplice ma che è stato per secoli allontanato dall’immaginario collettivo domandando, senza chiedere, ai consumatori di dimenticare che cosa sia la carne e che cosa sia l’empatia, costruendo un sistema di divisioni culturali fra animali da compagnia e animali da reddito, come se fra queste due volontà vitali esistesse una reale differenza.

“Quando Wood è stato restituito alla natura – raccontano i volontari –  i suoi movimenti erano circospetti, il suo sguardo meravigliato.  Quel corpo racconta l’incubo della detenzione: il becco bianco, il piumaggio martoriato. Holly, invece, vivrà assieme a persone che si prenderanno cura di lei. Quando il numero di uova da lei deposte calerà drasticamente non finirà in un mattatoio per diventare carne di seconda scelta. La libertà deve diventare un’abitudine”. 

L’abitudine alla libertà va coltivata, però, soprattutto nelle menti degli uomini e delle donne: la libertà dell’informazione, la libertà di scegliere che cosa mangiare e di sapere che cosa si cela dietro a carne e derivati. Solo la consapevolezza permette di fare una scelta davvero libera e davvero intelligente.

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