Gnammo diffonde la “cultura della carne”: è davvero necessario?

Il brand You&Meat e la start-up digitale Gnammo insieme per diffondere la cultura della carne, ma in Italia se ne consuma già troppa

cultura della carne

Diffondere la cultura della carne: questo è l’obiettivo della joint venture tra Gnammo – la prima piattaforma italiana dedicata al social eating, che permette di organizzare pranzi e cene a casa propria, avendo come ospiti persone che fanno parte della nutrita community che ospita oltre 23 mila utenti – e You&Meat, brand di proprietà dell’azienda veneta Centro Carni Company, attiva nel settore della lavorazione della carne bovina. Fino a maggio, infatti, sono in programma 10 eventi in 5 città italiane con lo scopo di “far conoscere, promuovere e degustare le tipologie di burger You&Meat, ognuna con una cultura diversa e particolare”. Un progetto che, per il modo in cui è organizzato, ricorda da vicino la campagna tutta italiana a sostegno del consumo di carne di coniglio e quella messa in piedi in Inghilterra per incentivare l’utilizzo di latte vaccino: packaging accattivanti (come nella foto qui in basso), stile giovane e “pop” e, soprattutto, ampio uso di internet e dei social. Ancora una volta un’iniziativa per richiamare l’attenzione dei consumatori (specialmente i più giovani) su alimenti la cui vendita è in calo, in questo caso facendo leva anche sul concetto di condivisione e convivialità.

Quello organizzato è una sorta di viaggio alla scoperta di hamburger gourmet, con lo scopo di “educare” il palato del consumatore ai diversi gusti della carne: agli eventi, infatti, parteciperanno influencer esperti nel settore che si interfacceranno con gli utenti iscritti alla piattaforma Gnammo, dando vita a quella che dalle aziende stesse è stata definita come un’esperienza di Social Meating (gioco di parole tra “meet”, incontro e “meat”, carne). “L’esperienza maturata in tutti questi anni, rappresenta per la nostra azienda un bagaglio di conoscenze che vogliamo condividere col pubblico per renderlo protagonista consapevole delle proprie scelte in tema di alimentazione – ha dichiarato Raffaele Pilotto, Socio e responsabile Marketing di Centro Carni Company – E quale migliore occasione per farlo della convivialità e dell’informalità tipiche di una cena fra amici?”

Gnammo carne

Troppa carne in Italia: lo dice l’AICR

Il punto, però, è un altro: è possibile parlare davvero di “alimentazione consapevole” quando si parla di incentivare il consumo di carne? In Italia, secondo l’AICR, consumiamo più del triplo della quantità di carne suggerita dalle linee guida per la prevenzione dei tumori: 210 g al giorno contro i 500 alla settimana che sarebbe buona norma non superare. Bisogna ricordare, infatti, che nel 2016 l’OMS – l’istituzione più importante al mondo in tema di salute – ha classificato la carne lavorata come cancerogeno umano certo (al pari di smog e fumo di sigaretta) e la carne rossa come cancerogeno umano probabile. Questo surplus di consumi, tra l’altro, riguarda perfino gli ospedali, dove i menu dei pazienti malati di cancro sfiorano le 16 porzioni di carne a settimana. È davvero necessario, dunque, arrivare a promuovere la “cultura della carne” in un paese dove se ne consuma già troppa?

A questo si aggiunge, naturalmente, anche il risvolto etico della questione: mangiare carne non è davvero più necessario. Seguendo una dieta equilibrata – con l’aiuto delle linee guida SSNV – è possibile vivere in salute con un’alimentazione 100% vegetale, senza contribuire alla sofferenza e alla morte di un numero incredibile di animali: secondo CIWF Italia, sono infatti 70 miliardi gli animali allevati ogni anno a livello globale; di questi, la metà all’interno di un allevamento intensivo. A livello globale il 70% della carne di pollame, il 50% di quella di maiale, il 40% di quella bovina e il 60% delle uova vengono prodotti in allevamenti intensivi. E in Italia la situazione non è migliore: l’85% dei polli e il 95% dei suini sono allevati in allevamenti industriali e quasi tutte le vacche da latte non hanno accesso al pascolo. Viviamo in un’epoca storica in cui è possibile, oltre che estremamente necessario per la salute del pianeta che ci ospita, dire “basta” a questa situazione aberrante, per iniziare finalmente a diffondere la cultura del buon senso.

“Meno carne” ecco tutti quelli che lo hanno detto nel 2016

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