Diminuisce il consumo di carne bovina ma le proteine vegetali volano

L’inflazione, la situazione climatica sempre più complessa, la siccità e i conseguenti aumenti dei prezzi delle materie prime (causati dalla guerra in Ucraina ma non solo): questo è lo scenario che sta portando, secondo i dati Ismea nel rapporto Tendenze e dinamiche recenti Bovino da carne di luglio 2022, all’aumento dei costi della carne bovina e alla diminuzione dei consumi in Italia.

Meno consumi, stessa spesa

Secondo i dati, nel nostro paese, si sta consumando meno carne bovina in termini di quantità ossia il – 5,6% rispetto all’analogo periodo del 2021, ma con una spesa che è comunque invariata rispetto allo scorso anno (+0,1%). Insomma se ne mangia meno ma la si paga la stessa cifra. Ma il dato interessante è quello dell’aumento degli acquisti rivolti alle alternative vegetali che, sempre secondo Ismea, nel 2022 sale del +14,8% dopo il +21% del 2021.
Lo stato dell’arte per gli allevatori sembra fosco e il rapporto lo sottolinea: a preoccupare gli allevatori  sarebbero soprattutto gli aumenti dei prezzi delle materie prime, che associati alla perdita di potere di acquisto dei consumatori potrebbe rilevarsi catastrofico per un settore da tempo in equilibrio precario.

Le proteine vegetali? Arrivano

Il mercato di questo tipo di alimenti lavorati e a base completamente vegetale, come burger, polpette, cotolette o sostituti del tonno etc., stanno facendo il loro ingresso nelle abitudini degli italiani, come aveva già sottolineato anche il rapporto Eurispes di quest’anno; una delle barriere più importanti ancora da superare – dopo quella della disponibilità nella grande distribuzione e, quindi, la facilità di reperibilità del prodotto, ormai quasi del tutto risolta – rimane quella del prezzo. Nel momento in cui le alternative vegetali dovessero avere davvero prezzi concorrenziali con la carne bovina (e non solo) o per un aumento dei costi di quest’ultima o per una sempre maggiore concorrenza sul mercato fra marchi plant-based, ecco che la strada verso consumi più “green” sarebbe decisamente sempre più in discesa, soprattutto per chi non è vegano.