Cina, picco storico per l’importazione di carne: “Siamo all’83% in più del 2019”

Il mercato rifiorisce. Con quasi alle spalle la peste suina e parzialmente messo da parte il Covid, la Cina torna a mostrare la sua fame di carne.

La Cina cresce, consuma, viaggia sempre di più verso il modello di consumi alimentari occidentale. A farne le spesa, ancora una volta, gli animali e l’ambiente.

Durante la terza edizione del China International Import Expo (CIIE) attualmente in corso, Li Chenggang, assistant minister of commerce, ha dichiarato che da gennaio a settembre il totale delle importazioni di carne è salito del 72% in un anno arrivando alla cifra record di  7,41 milioni di tonnellate. Il picco storico delle importazioni di carne verso la Cina è stato raggiunto nei primi nove mesi del 2020 per una cifra totale di 23 miliardi di dollari: una cifra che rappresenta una crescita dell’83% rispetto l’anno precedente.

allevamenti intensivi multipiano Cina

Un allevamento di suini su più piani in Cina. Vengono definiti “Pig hotel”

 

Fra gli esportatori di carne verso la Cina, c’è anche l’Italia. Nell’agosto 2019, infatti, dopo il primo via libera della primavera precedente, le Autorità doganali cinesi comunicarono ufficialmente l’approvazione del certificato sanitario necessario per l’esportazione di carni suine congelate e sottoprodotti della macellazione di provenienza italiana. Una sorta di ancora di salvataggio per il mercato europeo che negli anni ha visto i consumi di carne calare lentamente ma in modo inesorabile.

Come riporta l’agenzia Ansa “Secondo Li, l’aumento dei consumi in Cina, la crescita della popolazione e una politica di importazione proattiva in futuro creeranno enormi opportunità imprenditoriali per i produttori di carne a livello globale”. Wang Bin, un alto funzionario del ministero del Commercio, ha spiegato che la Cina, il più grande produttore, consumatore e importatore di carne del mondo, “ha gradualmente superato l’impatto della peste suina africana e di COVID-19 e che il funzionamento complessivo del suo mercato della carne è stabile e migliore del previsto”.

Una pessima notizia, quindi, sul fronte non solo del tentativo di portare in Cina una cultura diversa dell’alimentazione, ma anche per l’impatto che questo tipo di produzione ha sull’ambiente, come ampiamente dimostrato da report e studi internazionali, fra i quali quelli dell’IPCC.

Burger vegani mcdonald

I burger vegetali di Impossible Foods

Il mercato della carne vegetale tenta(va) la Cina

Questi dati spiegano, quindi, la corsa delle due principali aziende produttrici di carne vegetale, Beyond Meat e Impossible Foods, verso il mercato cinese, nel tentativo di arginare questa diffusa occidentalizzazione dei consumi a base di carne. Se è vero che lo scorso novembre il CEO di Impossible Foods, Pat Brown aveva spiegato che “la pesta suina africana è stata una grande opportunità, anche se terribile per gli animali, perché ha dimostrato chiaramente quanto sia fragile il sistema legato alla sicurezza alimentare basato sulle proteine animali“, dall’altro lato le ultime dichiarazioni del governo cinese sembrano smentire la possibilità che questa finestra commerciale possa davvero concretizzarsi in un’apertura reale verso le alternative vegetali alla carne.

Foto di apertura di  Josh Appel on Unsplash

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