Il futuro della carne vegetale ha un solo nome: “Cina”. La sfida è iniziata

La battaglia fra le due più grandi aziende americane produttrici di sostituti proteici vegetali mostreranno i muscoli sul terreno cinese: chi arriva per primo lì, vince tutto.

Beyond-Impossible-sfida-Cina

L’elettricità che emette la competizione fra Impossible Foods e Beyond Meat si percepisce a distanza di chilometri, mentre i due giocatori principali della partita sui sostituti vegetali della carne, si scontrano sulla strada per arrivare alla Cina. Il mercato della carne qui è valutato qualcosa come 2,7 trilioni di dollari su scala mondiale e la popolazione più grande del mondo consuma tanta carne, soprattutto di maiale.

I consumi di carne cinesi rappresentano il 28% di tutti quelli planetari. Una bella fetta del mercato a cui spiegare che il futuro sono le proteine vegetali. La prova? La peste suina africana che da mesi sta decimando tutta la popolazione di maiali d’allevamento asiatici ha creato una vera e propria crisi finanziaria e negli acquisti: il costo della carne di suino è salito, nello scorso settembre, del 70%. “Per noi è una grande occasione – ha spiegato durante un’intervista a Bloomberg il CEO di Impossible Foods, Pat Brown – questa terribile malattia che sta portando alla morte di milioni di animali (la stima è che, entro la fine dell’anno verranno uccisi preventivamente per evitare la diffusione del contagio, circa 200 milioni di suini, ndr), dimostra chiaramente quanto sia fragile il sistema legato alla sicurezza alimentare basato sulle proteine animali“. Si apre una finestra, quindi, e i CEO delle due aziende sono pronti a darsi battaglia, anche se stanno lavorando sue due fronti molto diversi ma con obiettivi identici: prendere il mercato cinese il prima possibile.

Impossible Foods ha annunciato proprio durante il China International Import Expo a Shangai che la sua azienda ha già pronto il prototipo di una finta carne di maiale a base vegetale, un prodotto completamente nuovo, dato che sia Impossible che Beyond hanno lavorato fino ad ora, ad imitare e rendere sostenibili prodotti che ricordano la carne di manzo. “Il prototipo c’è, ne siamo ampiamente soddisfatti, ora dobbiamo renderla scalabile economicamente” che in parole povere vuol dire che serve un modo per produrne tanta, in poco tempo e a prezzi che siano realmente competitivi rispetto alla carne “vera”.

Nel frattempo Beyond Meat, non dorme e ha annunciato di voler puntare al mercato Cinese ma con i suoi prodotti già presenti in gamma, ossia i burger e le salsicce. L’azienda americana sta già iniziando a vendere a Taiwan, Singapore e Hong Kong, il capo di Beyond, Seth Goldman ha chiaramente detto che: “La strada verso la Cina è quella giusta, adesso serve un modo per produrre direttamente sul territorio“. Stesso obiettivo, strada diversa.
L’avamposto europeo della carne vegetale di Beyond Meat sta già mettendo radici in Olanda e sarà operativo entro i primi quattro mesi del 2020, “ma in Cina non sarà così veloce, né immediato”.

Qual è il terreno sul quale le due aziende stanno battagliando? Sembra fertile, almeno ad ascoltare le parole di Brown che dice di aver già incontrato numerosi possibili partner: “L’unica condizione è che queste aziende, che siano finanziatrici o partner attivi, dovranno condividere pienamente i nostri ideali e la mission del prodotto”. Sembra facile, eppure potrebbe non esserlo anche se le previsioni del mercato della “carne” vegetale promette numeri davvero interessanti secondo le stime: in questo momento il mercato dei “fake burger” rappresenta l’1% del mercato di consumo di proteine globale, ma potrebbe arrivare a ritagliarsi una fetta del 9% entro il 2040.

Come direbbe Sherlock Holmes: “The game is afoot

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