Che cos’è la “diplomazia degli oranghi” e perché è un male per questi animali

Un’iniziativa davvero discutibile e che pone nuovamente gli animali sul piano di oggetti di scambio.

Le grandi nazioni, soprattutto europee, che ordineranno olio di palma prodotto di Malaysia, potrebbero ricevere in omaggio una grande scimmia, per la precisione un orangutan. Intervenendo a un forum sulla biodiversità a Genting, una località ad est della capitale Kuala Lumpur, il ministro delle materie prime della Malaysia, Johari Abdul Ghani, ha dichiarato che questa strategia, detta “diplomazia dell’orango” potrebbe essere applicata a breve per mostrare come il paese ha a cuore la sostenibilità dei metodi produttivi dell’olio di palma (del quale è il principale produttore) e la conservazione delle specie. Se non avete capito il senso di questo ragionamento, non preoccupatevi: è piuttosto normale.

Che cos’è la diplomazia degli oranghi

Sulla falsariga della “diplomazia dei panda” applicata dalla Cina verso paesi con i quali voleva (e vuole) intrattenere buoni rapporti “prestando” un panda agli zoo o ai centri faunistici dei paesi “amici” (e richiedendoli indietro quando l’aria si fa di tempesta), ecco che anche la Malaysia vuole tentare la stessa strada per spingere il più possibile l’esportazione dell’olio di palma che continua a subire (e giustamente) uno stigma da parte di molti, dati i suoi metodi di produzione che, di fatto, sono stati e sono la causa di una ingente e terribile deforestazione in molte aree della foresta pluviale del paese. Come spiega Asia News “L’idea è di “omaggiare” con un esemplare di scimmia ogni nazione nel mondo che acquista l’olio di palma di produzione interna. Alla base del progetto vi è la convinzione che rafforzerà le relazioni sul piano internazionale, in particolare con le principali nazioni importatrici fra le quali Unione europea, India e Cina”.

Gli animali come “oggetti di scambio”

Insomma, l’idea dovrebbe essere di spostare alcuni animali fuori dal loro territorio di origine (con tutto l’enorme stress che questo comporta) con l’ipotesi di salvaguardarli ma anche, di fatto, di creare un indotto economico per altri paesi che, mostrando un animale esotico nei propri zoo o centri faunistici, potrebbe anche studiarlo e lavorare alla sua conservazione in natura. Un’attività che sempre davvero un controsenso che è stato valutato anche dal WWF delle sedi locali: “La produzione di olio di palma in grandi piantagioni ha contribuito in modo decisivo alla significativa perdita dell’habitat degli oranghi sia in Malaysia che in Indonesia, che è il principale esportatore di questo prodotto, e che questo ha portato gli oranghi ad essere in  grave pericolo di estinzione, con una popolazione di meno di 105.000 esemplari nel Borneo malese censita nel 2012 e che dopo è ancora calata, tanto che il Wwf avverte che, se non verranno introdotte misure efficaci per proteggere gli oranghi, il loro numero dovrebbe scendere 47.000 individui entro il 2025.” Il Wwf continua: “Noi sosteniamo la conservazione in situ della fauna selvatica e sollecita che i partner commerciali vengano portati in Malayia per sostenere questa iniziativa, invece di mandare gli oranghi fuori dal Paese».

Ancora una volta gli animali e il loro benessere sono completamente sottomessi alle esigenze e alle strategie commerciali, cercando di travestire un’azione ampiamente discutibile da buona intenzione nei confronti dell’habitat e degli animali.

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