Carne coltivata in laboratorio: a breve potrebbe arrivare nei supermercati

Meno di quattro anni dal primo piccolo burger realizzato solo con cellule cresciute in laboratorio: ora Memphis Meat punta al mercato globale con la sua alternativa agli allevamenti

Carne coltivata supermercati

Fra coloro i quali hanno deciso di mettere una parte dei propri capitali nella nuova sfida della carne coltivata in laboratorio non ci sono i soliti noti come Richard Branson (patron di Virgin) o Bill Gates, ma anche Tyson Foods (uno dei più grandi produttori di carne mondiali) e la Cargill ( l’azienda alimentare a controllo familiare più grande del mondo). Insomma, pare che il futuro della carne non sia affatto negli allevamenti e chi i soldi ce li ha (e ne vuole fare altrettanti), sta puntando in una direzione chiara: superare il modello animale e andare verso una produzione efficiente e più sensata.

Cosa è successo di nuovo?

Secondo quanto riportato dalla stessa azienda californiana, la nuova raccolta di fondi di investimento di circa 161 milioni di dollari ha messo il turbo ai progetti sulla carne cresciuta in laboratorio: ora uno degli obiettivi più prossimi è la creazione di uno stabilimento produttivo che permetta di abbattere i costi di produzione (già dimezzati rispetto al 2016, anno in cui venne presentato il primo piccolo medaglione di carne coltivata) e arrivare sul mercato globale. Da affrontare, nel frattempo, c’è la questione delle normative su un tipo di prodotto simile, talmente innovativo da non avere ancora leggi che ne regolino i controlli e la vendita al pubblico. Ma non dimentichiamoci che solo due anni fa la FDA e la USDA (ossia la The United States Department of Agriculture e la Food and Drug Administration) misero il turbo, e in pochi mesi diedero il via alla regolamentazione per la vendita dei burger di carne finta di Beyond Meat e Impossible Foods. Per la carne coltivata il processo potrebbe essere un po’ più lungo dato che alla base ci sono tecnologia innovative e complesse, ma questo non sembra essere affatto un ostacolo.

Le polpette di carne di manzo coltivata in laboratorio di Memphis Meat

Che cosa è la carne coltivata?

Quello che avviene fra le pareti dell’azienda di Berkeley è un processo complesso ma tuttavia intuitivo: partendo da cellule animali che hanno la capacità di rigenerarsi, come i tessuti muscolari, si creano terreni di coltura che vengono alimentati con sostanze selezionate al fine di creare nuovi tessuti ma senza usare l’animale. Insomma, se l’obiettivo è mangiare una bistecca, perché far crescere tutto quello che c’è attorno che diventa spreco e sofferenza per gli animali?
Non è ancora chiaro (ma abbiamo inviato una richiesta di chiarimento in questo senso alla stessa azienda) come verranno prelevate e in che modo le cellule base e se una volta avviato questo processo gli animali fisici saranno completamente esclusi dalla produzione o quanti, invece, ne serviranno per ottenere le “cellule di base”, ma è certo che questo processo vuole trovare un’alternativa alla produzione di carne così come avviene ora, al fine di nutrire una popolazione che, secondo le stime FAO, nel 2025 (manca poco) chiederà ancora più carne a causa del cambio di abitudini alimentari dei paesi in via di sviluppo. “Continuare a mangiare quello che si ama senza abbandonare la tradizione ma non impattando su animali e ambiente” è il claim di Memphis Meat che potrebbe essere tradotto rozzamente in “Avere la botte piena e la moglie ubriaca”.

Quando arriverà la carne coltivata?

Non ci sono date, ma è chiarissimo che questa marea di soldi arrivata sulla spiaggia dell’azienda californiana ha un solo obiettivo: vendere prodotti e rifondere gli investitori, e non potrà passare molto tempo.

Spezzatino di carote e tempeh

Uno spezzatino di tempeh: sarà sempre comunque questa la scelta di vegetariani e vegani?

E i vegani e vegetariani, che faranno?

Si tratta di prodotti che, come già per Beyond, Next Level, Quorn e Impossible, non puntano al mercato di chi ha già scelto di non mangiare carne. Anzi, in questo caso la questione sarà ancora più delicata per vegani e vegetariani: se la carne non arriva da animali fatti nascere e morire per creare bistecche, se la carne è solo il risultato di un processo biochimico ottenuto in laboratorio, come si regola l’asticella etica di chi ha scelto di non mangiare un prodotto che arriva dalla morte di altri esseri senzienti? Basterà il fatto di aver prelevato le cellule da un animale (con grande probabilità senza nessun danno) per fare in modo che questo prodotto non possa essere ritenuto etico?

Ma pensiamo anche a chi vegano e vegetariano non è, ossia la maggior parte delle persone: si sentiranno “al sicuro” nel consumare carne “coltivata”? Che percezione ci sarà? Quale battaglia verrà avviata dalle associazioni di categoria come Assocarni e Coldiretti (nel nostro paese) per spiegare che quella carne “non è affatto genuina”? Sarà la carne coltivata la soluzione globale “vera” alla questione economica e ambientale degli allevamenti? Ma soprattutto, la carne coltivata verrà realizzata in modo da renderla sana e non pericolosa per il benessere umano eliminando, per esempio, i grassi saturi o altre componenti dannose ? Lo vedremo fra pochi anni.

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