Carne sintetica, gli USA lavorano sulle regolamentazioni per la vendita

La USDA e la FDA collaboreranno per fare in modo che i risultati della scienza siano regolamentati in modo chiaro e che venga garantita la sicurezza alimentare sulla carne in vitro

“Gli allevatori americani nutrono il mondo ma le tecnologie avanzano e dobbiamo prenderne atto garantendo controlli e regole sui nuovi metodi di produzione”. A parlare è Sonny Perdue, Segretario dell’Agricoltura americana in riferimento alla collaborazione fra USDA (Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti d’America) e FDA (Food and Drug Administration) sul il tema della coltivazione della carne in vitro siglato il 23 ottobre scorso con un incontro pubblico.

Una presa di coscienza rispetto ad una realtà che conta già decine di start up in tutto il mondo; l'”anno zero” fu il 2013 quando arrivò il burger in provetta da 300 mila dollari di Mark Post, ricercatore olandese fondatore poi nel 2015, della Mosa Meat.

La FDA e la USDA hanno riconosciuto il ruolo fondamentale della scienza al fine di trovare soluzioni sostenibili sia a livello economico che ambientale per la produzione di carne senza allevamento. Secondo il comunicato stampa congiunto emesso dalle due istituzioni, la regolamentazione e i controlli sulla carne coltivata in laboratorio a fini alimentari potranno essere eseguiti senza problemi grazie all’enorme esperienza di entrambe sulla sicurezza alimentare, in particolare modo sulla carne e gli allevamenti.

In più, altra notizia importante, non sarà necessaria una nuova legislazione per gestire questi prodotti. Uno snellimento della burocrazia che ha fatto brillare gli occhi a tutti gli imprenditori e investitori che hanno scommesso sulla “carne sintetica” negli ultimi anni.

Brian Spears, della start up New Age Meat ha dichiarato al Newsweek: “Si tratta di una notizia che cancella quella sensazione di incertezza che abbiamo vissuto e che ci da nuova energia per poter continuare a studiare nuove tecnologie sempre più all’avanguardia per creare carne in vitro sicura e gustosa. Lavoreremo più velocemente“. Anche il Ceo di Blu Nalu, altra azienda che sta lavorando sulle staminali per creare carne da mangiare ma senza l’uso di animali, sostiene di essere “felice per la velocità e l’efficienza con le quali è avvenuta questa collaborazione fra USDA e FDA”.

Nel frattempo arriva anche la reazione delle associazioni di categoria: gli allevatori americani hanno sottolineato che “La carne è carne e la carne è bovina” e che la priorità dell’associazione sarà quella di monitorare l’etichettatura di questi prodotti, quando verranno messi in vendita, in modo che risulti chiara; l’associazione “continua ad opporsi a qualsiasi uso dei termini “carne bovina” o “carne” su qualsiasi prodotto non ottenuto dal bestiame nel modo tradizionale”. Si tratta del famoso “meat sounding” ossia il timore che i consumatori non siano in grado di comprendere la differenza fra un prodotto creato in laboratorio (o anche di origine vegetale) e quello “vero” oppure che siano tratti in inganno sui valori nutrizionali degli stessi.

Anche l’Italia ha già detto la sua attraverso Coldiretti che ha messo le mani avanti: “Tre italiani su quattro (75%) esprimono un’opinione negativa riguardo l’arrivo sul mercato di carne ottenuta in laboratorio”. Secondo il presidente della Coldiretti Ettore Prandini: “Si tratta di un’abile operazione di marketing che punta a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. Peraltro la carne in provetta non trova motivazioni dal punto di vista ambientale – continua Prandini – poiché l’allevamento nel mondo è all’origine appena del 15-18% delle emissioni globali ed è assurdo ignorare che i veri responsabili della crisi climatica in corso sono il settore dei trasporti e quello energetico”.

Nel frattempo Mark Post e il suo socio Peter Verstrate hanno obiettivi chiari: la carne creata in laboratorio sarà in vendita a partire dal 2020, non manca molto.

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