Allevamenti polli e suini inquinano come le industrie: l’UE cambia le regole

Nuovi criteri più stringenti per accedere alle certificazioni necessarie: il fine è limitare le emissioni ma i bovini sono esclusi.

Il 12 marzo 2024 è stato approvato in via definitiva lo IED ossia la Direttiva sulle Emissioni Industriali: le regole sulle emissioni inquinanti sono cambiate anche sugli allevamenti di polli e suini ritenuti troppo inquinanti e che perciò dovranno sottostare a limitazioni più stringenti. Con grandi pressioni soprattutto da parte dei rappresentati dell’industria zootecnica italiana, erano però stati esclusi dall’inasprimento dei criteri sulle emissioni dannose gli allevamenti di bovini.

Che cosa dice la nuova direttiva

La nuova direttiva IED ha come obiettivo quello di far diminuire le emissioni dannose da parte delle industrie zootecniche ma anche di tutte le altre, comprese quelle di estrazione (le miniere) e quelle che producono batterie. Gli allevamenti intensivi di polli e suini, quindi, saranno di fatto regolati con gli stessi criteri di questo tipo di aziende, rendendo ancora una volta molto chiaro quale impatto abbiano sull’ambiente e la salute umana, per non parlare di quello sul benessere degli animali.

Ma cosa prevede, in concreto, questa direttiva? Per poter accedere all’autorizzazione integrata ambientale, le aziende vedranno in pratica dimezzate le soglie massime di emissioni consentite. Queste regole si applicheranno agli allevamenti di suini con più di 1200 maiali ma sono escluse le aziende che allevano suini in modo estensivo o biologico. Con un emendamento inserito in extremis  sono state esclusi anche anche quelle aziende che allevano gli animali all’esterno per un periodo di “tempo significativo” durante l’anno. Un chiaro cavillo che porterà ad interpretazioni ampie a favore di chi inquina il territorio. Per il pollame la direttiva si applica alle aziende con galline da uova superiore ai 2100 animali e alle aziende con polli da carne con circa 40mila polli di tipo broiler (ossia il 98% dei polli da carne sul territorio italiano, per esempio, e che sono stati selezionati geneticamente per il loro rapido accrescimento di petto e cosce).

Un portale per ottenere più trasparenza

La nuova direttiva prevede anche un collegamento con un portale sulle emissioni inquinanti che sostituisce l’attuale Registro Europeo delle Emissioni Inquinanti. Questo sistema prevede anche che i cittadini possano accedere ai dati su tutte le licenze Ue e sulle attività inquinanti locali con l’obiettivo di migliorare la trasparenza e facilitare l’accesso al pubblico sui dati delle aziende che inquinano. Le imprese che non si conformeranno ai nuovi criteri potranno essere penalizzate per una somma pari almeno al 3% del fatturato annuo interno all’Ue dell’operatore che ha compiuto le infrazioni più gravi. Inoltre, i cittadini danneggiati dall’inosservanza delle norme avranno il diritto di chiedere un risarcimento per i danni causati alla loro salute.  Confagricoltura ha già commentato le nuove regole sostenendo che “Gli agricoltori sono i primi custodi della natura ma con queste modalità si ostacola la loro competitività e capacità di impresa, senza benefici per la tutela ambientale”. 

Bovini esclusi e regole da aggirare

L’esclusione dalle nuove regolamentazioni degli allevamenti bovini la dice lunga sulla strada che l’Europa tenta di percorrere verso una nuova sostenibilità. Troppo forti sono le pressioni delle lobby zootecniche sulla legislazione. Le istituzioni non riescono a svincolare le proprie decisioni dalle morse economiche dei grandi produttori, ponendo in secondo piano il benessere animale, quello dell’ambiente e la salute umana, costantemente peggiorata e minacciata dalle emissioni di ammoniaca e metano che derivano dallo sfruttamento di milioni di animali.

Foto di: Depositphotos

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