Moda, nelle collezioni Tommy Hilfiger e CK niente più pelli di animali esotici

Dietro la decisione dei due brand di moda le pressioni della Peta e le considerazioni sul legame tra sfruttamento animale e Covid-19

Era il 1994 e gli attivisti della Peta occuparono gli uffici di Calvin Klein, in pieno centro a Manhattan, per chiedere la messa al bando delle pellicce dalle collezioni CK. Qualche mese dopo il più noto dei marchi di alta moda degli anni Novanta smise di vendere pellicce. Ci sono voluti altri 26 anni, ma ora PVH Corp, la major alla quale fa capo non solamente il marchio Calvin Klein, ma anche quello di Tommy Hilfiger, ha annunciato che non metterà più in commercio capi di abbigliamento realizzati con pelli di animali esotici come serpenti e coccodrilli. Una decisione che arriva, anche in questo caso, dopo una lunga azione di pressione esercitata sui brand proprio dalla Peta. “Dietro ogni oggetto di pelle di coccodrillo o di serpente c’è un animale che ha subito una morte violenta e sanguinosa. Come sottolineano i biologi della fauna selvatica, oltre a essere crudeli e non necessari, la cattura, il confinamento e il massacro di animali selvatici è ciò che genera pandemie come quella che stiamo soffrendo tutti ora”, ha detto commentando la notizia Dan Mathews,  il vicepresidente dell’associazione, che ha fatto recapitare a PVH Corp una scatola di cioccolatini vegan in segno di ringraziamento.

La spinta della pandemia

A spingere la casa madre di CK e Tommy Hilfiger verso il bando delle pelli esotiche, ha spiegato la Peta, è stato soprattutto il confronto avviato su questi mesi con i due brand rispetto a quanto sta accadendo con Covid-19: “Le condizioni squallide, di grave affollamento e sporche in cui gli animali selvatici vengono allevati e macellati per la loro pelle sono simili a quelle che hanno dato origine al nuovo Coronavirus e rappresentano una potenziale minaccia di future pandemie”, ha ricordato la Peta, che in più occasioni ha documentato quello che avviene negli allevamenti di questi animali tra Stati Uniti, Asia e Africa. “La decisione sensata di PVH non solo risparmierà la sofferenza di innumerevoli animali vulnerabili e incoraggerà i consumatori ad acquistare materiali vegani di alta qualità, ma – ha ribadito Peta – ha anche il potenziale per aiutare a fermare la prossima pandemia prima che inizi”.

Brand cruelty-free

Dopo le pellicce a metà anni Novanta, negli ultimi anni PVH Corp aveva eliminato dalle proprie collezioni anche lana mohair e angora. “In Tommy Hilfiger ci impegniamo a creare un’industria della moda migliore che non spreca nulla e accoglie tutti”, ha commentato l’azienda con una nota stampa rivolgendosi direttamente alla Peta. “Abbiamo sempre preso e prenderemo sempre molto sul serio l’ambiente, i diritti umani, la nostra comunità e le questioni correlate, motivo per il quale non usiamo pellicce né useremo pelli esotiche in nessuna delle nostre collezioni. Insieme, possiamo condurre la moda sempre più verso ciò che è giusto“. PVH Corp diventa così un’altra delle case madri della luxury che, nel corso degli ultimi anni, hanno adottato una strategia di lungo termine sempre più cruelty-free, come nel caso di Brooks Brothers, Jil Sander, Chanel, Diane von Furstenberg, Hugo Boss e Vivienne Westwood.

 


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