Scuola, la ripresa è all’insegna della plastica. Ma qualcosa possiamo fare

Le misure di contenimento del Covid-19 rischiano di vanificare le prassi plastic-free che si erano diffuse nelle scuole prima della pandemia. Ma, nel rispetto delle regole sanitarie, agire contro gli sprechi si può e si deve

È sicuramente un avvio di anno scolastico ricco di incognite, quello che parte oggi per la maggior parte degli studenti italiani. Ma non su un fronte: quello della lotta plastica, che rischia di essere vanificata. Se la campanella, lo scorso settembre, era suonata all’insegna delle iniziative plastic-free da parte di moltissimi istituti e Comuni (come quello di Milano, che aveva regalato una borraccia per l’acqua a ogni studente della città), quest’anno, complici le necessarie misure di contenimento del Covid-19, la plastica tornerà prepotentemente sui banchi (vecchi e nuovi) degli studenti italiani.

Mascherine, gel e sacchetti

Undici milioni di mascherine al giorno: tante saranno quelle indossate dagli studenti italiani dai 6 anni in su e dal personale scolastico, fornite dalla scuole e tutte necessariamente chirurgiche, per essere sicuri del ricambio giornaliero. Grazie l’autonomia scolastica che, all’interno del perimetro stabilito dalla Linee guida ministeriali sulla ripresa, permette alle singole scuole di prevedere protocolli propri di attuazione, ci sono scuole che hanno optato anche per la doppia mascherina: quella che gli alunni indossano all’ingresso e portano da casa deve essere, in questi casi, necessariamente buttata per essere sostituita con quella fornita dalla scuola.

E poi ci sono le sacche e i sacchetti richiesti per riporre giacche, zaini, scarpe da ginnastica, cambi di vestiti, una volta che gli studenti si trovano all’interno della scuola in modo che non ci sia contatto ed eventuale contaminazione con gli oggetti degli altri, e che la maggior parte delle scuole hanno richiesto sia di materiale che possa essere sanificato quotidianamente. Anche in questo caso, sono tanti gli istituti che richiedono di utilizzare sacchetti usa-e-getta. Anche i contenitori di plastica di varie fogge e dimensioni sono destinati a popolare le classi per ospitare materiale scolastico di professori e studenti. Infine, i tanti, tantissimi flaconi per il gel disinfettante (170mila litri alla settimana quelli che dovrebbero essere forniti a tutte le scuole), che insieme alle mascherine e al distanziamento rappresentano il primo presidio anti-virus. Una quantità enorme di materiali, necessariamente usa-e-getta, che dovranno essere quotidianamente smaltiti, per motivi sanitari, nell’indifferenziata e che quindi, come le mascherine, non potranno neanche ritornare nel circolo virtuoso del riciclo, ma saranno destinati agli inceneritori.

Il lunch-box

E poi ci sono mense e merende. Spariti dalle classi dei bambini di nido e infanzia i bicchieri in plastica dura personalizzati e buoni tutto l’anno, da quest’anno tornano quelli usa-e-getta. Così come, quasi certamente, torneranno posate e bicchieri di plastica anche nelle mense, quando riapriranno tra qualche settimana. Anche qui, le modalità organizzative sono lasciate alle scuole, fatta salve le misure di igiene e sanificazione. Ma sono molte quelle che hanno già annunciato un cambio di modalità: non solo stoviglie usa-e-getta, ma anche la fornitura di pasti monodose in apposite lunch box individuali (che si renderanno necessarie soprattutto lì dove, non potendo garantire per motivi di distanziamento il pranzo a tutti in mensa, gli studenti si ritroveranno a mangiare in classe, seduti al loro posto).

Qualche consiglio

Visto solo sulla carta, prima ancora che l’anno scolastico entri nel vivo, lo scenario non è certamente incoraggiante: lo avevamo già visto nei mesi scorsi, il Covid-19 rischia di dare una frenata fortissima a tutte le iniziative, anche più semplici e quotidiane, di lotta all’abuso di plastica. Ma qualcosa si può fare. Fatta salva la necessità di rispettare le regole per il bene collettivo, iniziamo dallo smaltimento: smaltire correttamente i dispositivi di protezione evita già uno dei danni principali, quello di avere strade, parchi, spiagge e mari sommersi da mascherine destinate a rimanere nell’ambiente per centinaia di anni. E poi, fuori da scuola, via libera alle mascherine in stoffa, delle quali anche il Ministero della Salute ha certificato la validità sanitaria. Per gli studenti più grandi, è arrivato il momento di convertirsi definitivamente alla borraccia per l’acqua: è vostra e personale, usare più mascherine, ma un po’ meno bottigliette d’acqua è già un primo passo nella lotta allo spreco di plastica. E per i più piccolini? E’ bene insistere con la scuola perché i bicchieri e le stoviglie per la merenda usa-e-getta siano almeno quelli compostabili. Anche sul materiale scolastico, soprattutto sbirciando un po’ in rete, si trovano tante idee carine per limitare il più possibile il ricorso alla plastica (qualcuna la trovate anche qui).

Infine, facciamo che a scuola si parli di ambiente e buone pratiche di riduzione degli sprechi: non possiamo fare a meno delle mascherine, in questo momento, ma possiamo raccontare a bambini e ragazzi perché e come l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo sia strettamente legata a quanto poco finora ci siamo presi curi dell’ambiente che ci circonda (noi lo abbiamo fatto nel nostro ebook “La connessione. Virus, sfruttamento animale e alimentazione”, che trovate qui). Fino a qualche mese fa, erano proprio loro, i più giovani, a chiederci, scendendo in piazza con Greta Thunberg, di assumerci le nostre responsabilità. Non smettiamo di farlo proprio ora, e facciamolo a partire dalla scuola.

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