Una “mocciosa” vegana è la persona dell’anno per Time

Greta Thunberg è stata scelta “Per aver dato l’allarme sulla attitudine predatoria dell’umanità verso l’unica cosa che abbiamo” chi sostiene che “non porti soluzioni” è parte del problema da cui aspetta di essere salvato.

Il presidente del Brasile Jair Messias Bolsonaro, l’ha definita una “mocciosa” che ha troppo spazio sulla stampa, eppure Greta Thunberg, 16 anni, è la persona che secondo Time ha influenzato maggiormente l’andamento politico del 2019. Dopo la prima protesta contro il cambiamento climatico, sola, davanti al parlamento svedese, Greta ha spinto con il suo gesto milioni di ragazzi (e non solo) a scendere in piazza, a farsi domande, a cambiare il proprio stile di vita grazie ai Fridays For Future

Greta, anche se non ne ha mai fatto una bandiera, ha spiegato in alcune occasioni di mangiare vegano per ragioni legate all’impatto che carne e derivati hanno sull’ambiente e per ragioni di carattere etico. Questa attivista è stata definita da Time come simbolo delle nuove generazioni, di un futuro positivo; è significativo che l’immagine che la ritrae sulla copertina (scattata dalla fotografa Evgenia Arbugaeva) sia chiara, con colori pastello dominanti, con uno sguardo a quel mare che è una delle chiavi del cambiamenti climatico, uno degli ambienti naturali ai quali abbiamo provocato più danno in assoluto, un danno che ci sta tornando indietro. Nell’articolo che il settimanale Time le ha dedicato, una frase spicca su tutte:

“Non possiamo comportarci come se non ci fosse un futuro, perché il domani ci sarà”.

Questa giovane attivista è al centro di polemiche forsennate fin dalla sua prima comparsa pubblica: la sua sola presenza scatena dibattiti dai quali emergono lati inconfessati dell’animo umano. Dalla misoginia all’odio per chi riesce a fare, fino al complottismo senza fondamento. Greta Thunberg non porta con sé un piano per risolvere la crisi climatica (né ha mai professato di averlo) ma che ha emergere una cosa insopportabile per molti: il “male” è una cosa semplice così come lo è il “bene”. Quello che sta succedendo è sbagliato e tutti ne abbiamo la responsabilità:

“Io ho visto la speranza – ha spiegato Greta alla Climate Change Conference di Madrid, Coo25 – ma non viene dalle grandi aziende, né dai governi bensì dalla persone e questo succede perché viviamo in un sistema democratico. La democrazia – ha continuato l’attivista svedese – non esiste solo durante le elezioni ma ogni singolo momento perché è l’opinione pubblica che governa il mondo libero”.

La cosa altrettanto semplice è che non dobbiamo aspettare che qualcosa cambi ma dobbiamo mutare i nostri comportamenti e le nostre abitudini da subito: quello farà la differenza. E’ un messaggio quello di Greta di grande speranza, non certo disfattista. Il potere è nelle mani di chi capisce e agisce e questa equazione sta alla base anche della scelta alimentare vegana: quando si realizza come davvero stanno le cose (per gli animali che muoiono a miliardi senza motivo e tra atroci sofferenze, per il clima e per l’economia) allora si agisce, si cambia, si diventa nuova opinione pubblica, un nuovo elemento che si distacca dal “così è sempre stato” assumendosi la responsabilità.

La parola “vegan” fa paura a tantissimi perché ammantata di pregiudizi che generano fake news stupidissime, senza senso e senza riscontro: si fa fatica a cambiare, si fa fatica a capire che c’è un altro modo di vedere le cose e di poter agire, anche solo facendo la spesa una volta alla settimana.  E’ destabilizzante. Eppure intorno a noi, alzando la testa dal tavolo, è facile vedere che i sintomi di questo cambiamento nell’opinione pubblica sono ineluttabili e che la “mocciosa” è diventata simbolo e stimolo. Non è essa stessa la soluzione e chi la accusa di non portarne è parte del problema stesso: la soluzione siamo noi e il nostro cambiamento su tutti i fronti possibili, anche (ma non solo) quello alimentare.

 

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