Ecco le scarpe fatte di alghe e che puliscono i laghi

Una tecnologia innovativa aiuta a pulire i laghi dall’eccessiva produzione di alghe dovuta all’inquinamento di origine umana

Un macchinario filtra l’acqua, raccoglie le alghe e da lì inizia un percorso che porta quello che è a tutti gli effetti un danno ecologico (dovuto all’uomo) a diventare un paio di scarpe. Il merito di questo prodotto innovativo è di Bloom, una start up americana con sede nel Missisipi che è riuscita a trovare il modo di trasformare le alghe che prosperano eccessivamente nelle acque, soprattutto dei laghi, a causa dell’inquinamento provocato da fosforo e nitrati spesso presenti nei concimi, prima in polvere finissima e poi in piccoli fiocchi che possono essere utilizzati al posto delle schiume a base di petrolio.

Scarpe fatte di alghe

Il macchinario utilizzato per filtrare l’acqua dalle alghe. Foto tratta da Fastcompany.com

Con questo materiale innovativo VivoBarefoot ha creato un paio di calzature dalla linea sportiva che si chiamano Ultra II. Queste scarpe, tipo sneackers, sono realizzate proprio con il materiale a base di alghe e una percentuale di plastica, anche se l’azienda ha spiegato di voler lavorare a sostituire integralmente il polietilene proprio con il materiale a base vegetale. Secondo l’azienda un singolo paio di scarpe è il risultato del filtraggio di circa 215 litri di acqua.

“Le alghe in eccesso- si legge sul sito della VivoBarefoot – rilasciano le tossine dannose per gli esseri umani e gli animali, oltre a esaurire l’ossigeno nell’acqua e bloccare la luce del sole – componenti vitali per un sano ecosistema marino. Ciò può portare a morti massicci di animali selvatici locali (mammiferi marini, pesci, uccelli) e l’inquinamento dell’acqua potabile e dell’aria che respiriamo”. Per il momento l’attività di filtraggio delle acque sono state effettuate in Cina, presso il lago Taihu, e nel lago Okeechobee, in Florida. In Cina, in particolar modo la start up ha rimosso milioni di libbre di alghe e contando che quel lago è una fonte di approvvigionamenti idrico per molte persone del luogo, si tratta certamente di un’ottima notizia.

Quello che Bloom sta facendo è trasformare un problema serio in una grande opportunità: “Non coltiviamo le alghe, non ha senso – spiegano sul loro sito – abbiamo una sovrabbondanza di una materia prima di origine non alimentare altamente rinnovabile che deteriora i nostri corsi d’acqua. Facciamo di questo elemento così negativo in un capolavoro economico innovativo”.

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