Licenziata perché vegetariana? “Non è proprio così”, ecco la versione di Alice

Senza lavoro perché non mangia carne e pesce? Alice Blandini, vegetariana da 20 anni, spiega perché ha perso il lavoro in un supermercato

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Sta facendo discutere il caso di Alice Blandini (nella foto, credits Giorgia Sans Merci), 33enne palermitana, amante della fotografia, trapiantata a Bologna, a cui un ipermercato della catena commerciale Coop non ha rinnovato il contratto in scadenza. Secondo alcuni giornali, si tratterebbe di una discriminazione legata al fatto che la giovane è vegetariana. La redazione di Vegolosi.it, però, ha parlato con Alice e la questione emersa è un po’ diversa: se di discriminazione si può parlare, certamente non ha nulla a che vedere con l’essere o meno vegetariani.

Non lavora al reparto gastronomia? “Non si può creare un precedente”

Dallo scorso settembre Alice ha lavorato per la catena di supermercati Coop con un contratto interinale, rinnovato per tre volte. Tante le mansioni svolte in questi mesi dalla dipendente, che però non ha mai lavorato nei reparti macelleria o gastronomia del punto vendita. Il direttore dell’ipermercato propone ad Alice un ulteriore rinnovo del contratto, ma a una condizione: questa volta dovrà stare nel reparto gastronomia, dove i dipendenti si occupano di servire carne, salumi e pesce alla clientela e preparano anche piatti a base di questi ingredienti. Alice, vegetariana da quando aveva 14 anni, inizialmente accetta la proposta di rinnovo: ha bisogno di lavorare e non può permettersi di fare altrimenti. Eppure non se la sente di maneggiare quegli alimenti che da molti anni ha scelto di eliminare dalla propria dieta, tanto che al lavoro tutti si accorgono del suo malessere: piange ed è a disagio, come racconta ai nostri microfoni.

Licenziata perché vegetarianaAlice tiene a sottolineare che il suo non è un capriccio dettato dalla poca voglia di lavorare, ma un vero e proprio malessere sia fisico che psicologico. Le viene quindi concesso di lavorare per qualche giorno in un altro reparto, ma allo scadere del contratto il direttore le comunica che questo non verrà rinnovato. La sua situazione, infatti, avrebbe creato un precedente ingestibile: “Mi hanno detto che sarebbe stato limitativo per l’azienda – ha dichiarato la giovane – perché un dipendente deve saper stare in ogni reparto, all’occorrenza”. Nessuna discriminazione legata all’alimentazione, quindi, ma solo motivi logistici da tenere in considerazione.

Alice stessa, però, parla di discriminazione: “Sento di essere stata discriminata, anche perché si tratta di un ipermercato e non di un piccolo supermercato con un numero limitato di dipendenti. Penso che, volendo, si potesse trovare una soluzione alternativa”. Per quanto riguarda le reazioni degli ex colleghi, alcuni dei quali si sono scagliati contro di lei, aggiunge: “La mia decisione non è un capriccio e non racconto la mia storia per ottenere notorietà. Voglio denunciare un’ingiustizia che sto combattendo da sola, ma per farlo non ho offeso nessuno né raccontato nulla di diverso dalla verità”.

Carlo Prisco

Carlo Prisco, durante una conferenza a Tortona

Ma cosa dice l’avvocato?

Ma quali sono i termini di legge rispetto ad una situazione simile? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Carlo Prisco, esperto di questioni legali legate alle tematiche della scelta di alimentazione a base vegetale. “La questione è complessa perché sta a cavallo fra le basi costituzionali e alle rivendicazioni fatte sulla base dell’obiezioni di coscienza, tanto che in Italia le questioni etiche sono associate a quelle religiose”. Ma cosa potrebbe fare Alice? “La verità è con un contratto di lavoro ci si assume degli obblighi. Un esempio: se lavoro come impiegato in una società e il mio capo mi chiede di andare a ritirare e maneggiare una partita di carne perché il garzone è in ferie, allora ho tutto il diritto di oppormi poiché quelle non sono le mie mansioni, quelle per le quali vengo pagato – spiega Prisco – infatti stiamo parlando di corrispettivi: l’azienda mi paga perché svolgo un lavoro che ad essa porta beneficio, se non è più così, il mio lavoro non ha senso che venga pagato“.

Ma la situazione di Alice è chiara, lei chiede di poter fare altro perché, secondo lei c’è altro da fare: “In questo caso – spiega sempre l’avvocato – legalmente potrebbe avere senso, dimostrando chiaramente che la propria richiesta non è in contrasto con i benefici dell’azienda, ma in Italia non esistono a livello giuridico, delle sentenze di questi tipo e questa causa sarebbe pionieristica”.

Intervista ad Alice Blandini di Laura Di Cintio, intervista a Carlo Prisco di Federica Giordani

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