Perché il rospo gigante “Toadzilla” è stato ucciso subito dopo la cattura

L’animale era nella lista delle specie altamente invasive: un problema legato all’antropizzazione dei territori e alla crisi climatica in atto.

Nel Conway National Park del Queensland è stato scoperto quello che potrebbe essere (anzi “poteva” essere) il più grande rospo delle canne del mondo. Infatti con i suoi quasi 2,7 chilogrammi, Toadzilla, come è stato ribattezzato, potrebbe entrare nel Guinness dei primati. Eppure, una volta catturato e misurato, è stato subito sottoposto ad eutanasia secondo le regole australiane sulle specie invasive.

Perché questo rospo era lì?

Toadzilla era un comune rospo delle canne, una delle specie anfibie più comuni ma che non possiedono predatori naturali al di fuori del loro habitat naturale (il Sud America); a causa delle ghiandole velenose che si trovano subito dietro gli occhi negli esemplari adulti, questi animali sono anche pericolosi per tantissime specie autoctone ma anche per i cani che dovessero incontrarli sulla loro strada. Anche le uova e i girini di questa specie sono molto velenosi.

Ma perché questo rospo, diventato gigantesco a causa delle grandi quantità di cibo presenti su territorio (piccoli insetti, invertebrati, etc.) e alla quasi totale assenza di predatori naturali, si trovava lì? Questi animali vennero introdotti in Australia, e in particolare nel Queensland, nel 1935 per controllare la diffusione dello scarabeo delle canne che causava enormi danni ai raccolti di canna da zucchero. Ma come spesso accade il predatore a sua volta è diventato altamente invasivo e da qui la prassi australiana di eliminare questi animali una volta catturati, soprattutto se – come pare fosse in questo caso – si tratta di animali femmina.

Le specie invasive

Il rospo da Guinness non è l’unica specie invasiva introdotta dall’uomo per fermare l’avanzata di un’altra o per fini venatori, e finita poi fuori controllo. Pensiamo ai conigli, ai cinghiali, o alle nutrie, per esempio. Anche loro, infatti, fanno parte della lista “100 of the World’s Worst Invasive Alien Species” creata e aggiornata dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (abbreviato in IUCN dall’inglese International Union for the Conservation of Nature), organizzazione non governativa nata nel 1999.

Spesso, però, alcune specie diventano un problema anche quando sono autoctone: a causa della crisi climatica, infatti, alcuni animali portati all’estinzione escono dalla catena alimentare creando gravi problemi di equilibrio naturale, oppure alcune specie a causa delle temperature più alte riescono a vivere in habitat prima a loro preclusi.

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