La barriera per liberare il mare dalla plastica del giovane Boyan è realtà: eccola

Ha richiesto cinque anni di lavoro e progettazione, ma alla fine l’impianto che promette di salvare i mari dalla plastica è finalmente pronto

Dopo cinque anni di ricerche, studi e prove sul campo, lo scorso 8 settembre ha avuto inizio l’esperimento rivoluzionario pensato per ripulire i mari dalla plastica: si chiama The Ocean Cleanup ed è nato dalla mente geniale di Boyan Slat, giovanissimo studente olandese – e ora imprenditore – che all’epoca del lancio del progetto, nel 2013, aveva solo 18 anni.

Quella raccolta da Boyan è una sfida enorme: l’esperimento prevede linstallazione di un impianto – noto come Ocean Array Cleanup – nell’Oceano Pacifico, precisamente nella baia di San Francisco, costituito da una sorta di enorme “tubo” lungo circa 2 chilometri, in grado di raccogliere i rifiuti plastici abbandonati in acqua e da una barriera rigida sottostante per intrappolare quelli sotto la superficie. Questa enorme barriera raccoglierà la plastica dispersa che, periodicamente, verrà recuperata da navi apposite e riportata a terra, dove potrà essere riciclata.

the ocean cleanup

Un’immagine che mostra il funzionamento dell’impianto

Attualmente, in realtà, l’impianto si trova ancora in viaggio verso una fermata di prova intermedia che durerà due settimane, prima di proseguire verso il Great Pacific Garbage Patch – un enorme accumulo di detriti plastici noto anche come “isola di plastica” a largo dell’Oceano –  per iniziare le operazioni di raccolta. Il lancio dell’operazione, considerato un avvenimento storico per la salvaguardia del pianeta – è avvenuto in diretta, ed è ora visionabile anche su YouTube (nel video qui in basso).

Per l’installazione definitiva saranno necessari 5 giorni di lavoro, e l’impianto sarà monitorato costantemente durante le prime due settimane per garantirne il funzionamento ottimale. Se la nuova tecnologia dovesse funzionare, The Ocean Cleanup consentirebbe in soli 10 anni di rimuovere la metà dei rifiuti che costituiscono oggi il Great Pacific Garbage Patch; il progetto, piuttosto ambizioso, punta però all’eliminazione del 90% di questa spazzatura entro il 204o.

Le parole di Boyan

“Sono incredibilmente grato per l’enorme supporto che abbiamo ricevuto negli ultimi anni da persone in tutto il mondo – ha dichiarato Boyan, CEO e fondatore del progetto – che ci ha permesso di sviluppare, testare e lanciare un sistema che possiede tutto il potenziale per iniziare a mitigare un simile disastro ecologico“. L’idea di Boyan, infatti, ha raccolto oltre 30 milioni di dollari in donazioni private, il che ha permesso di dare vita a uno dei progetti ecologisti più ambiziosi di sempre.

Un’idea decisamente rivoluzionaria, che si unisce a tante altre, più o meno “su larga scala”, per dire addio a questo materiale inquinante: tra queste, per esempio, ricordiamo l’iniziativa dell’Europa che ha detto “no” alla plastica usa e getta entro il 2025, ma anche il lavoro di tante start up che riciclano la plastica in maniera creativa. SoulFace Apparel, per esempio, crea vestiti partendo dai rifiuti plastici, mentre 4Ocean li utilizza per realizzare braccialetti unisex acquistabili online.

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