Paolo Barilla: Olio di palma “isteria di paese” ma le aziende si adegueranno

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Paolo Barilla è il vicepresidente dell’omonima azienda di famiglia ma durante la conferenza stampa “Tra scienza e falsi miti: il caso olio di palma” che si è tenuta presso la Camera dei Deputati il 14 Ottobre scorso, si è presentato in veste di presidente della AIDEPI, Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane. La conferenza ha puntato l’attenzione sui “falsi miti” legati all’olio di palma e al suo consumo.

Paolo Barilla e il “tranello mediatico”
Rispondendo alla domanda del moderatore, Paolo Russo, giornalista de La Stampa, Barilla ha spiegato “In questo momento senza olio di palma fermeremmo la produzione, ma vanno verificate le alternative e al momento non ce ne sono di migliori”. “Le imprese – continua Barilla – devono continuare a vivere anche con il sostegno delle persone che devono essere entusiaste dei prodotti”. L’opinione  pubblica però, lo sappiamo bene, ha scoperto molti lati sconosciuti sul tema dell’olio di palma: dai costi ambientali della sua produzione alla sua presenza “nascosta” sotto formule generiche quali “oli vegetali” nella maggioranza dei prodotti. Il problema, sostiene Barilla, è che “In Italia ci troviamo a dover fare cose sbagliate (eliminare l’olio di palma, ndr) per i motivi sbagliati, solo per rispondere a quella che è un’isteria di paese. Il movimento contro l’olio di palma è già in atto e noi ci stiamo cascando come polli, è un tranello mediatico, è un cinema ben costruito”.

iNCENDI Indonesia Olio di Palma BBC

Un frame del video comparso su BBC Indonesia che racconta gli incendi nelle torbiere per liberare terreni destinati all’olio di palma

Cosa dovrebbero fare le aziende?
“L’inversione di marcia non può esserci” continua Barilla durante la conferenza stampa. Insomma, il concetto è: una volta che la massa critica identifica come negativo un alimento, in questo caso l’olio di palma, non è più possibile tornare indietro, ma questo non significa che questa posizione trovi d’accordo l’AIDEPI. “Ci saranno delle aziende che faranno delle azioni in questo senso, nella massima libertà, questo perché ognuno dovrà rispondere ai bisogni di rassicurazione del consumatore, una rassicurazione emotiva”. L’olio di palma è una sorta di “uomo nero” che non esiste, quindi, o che non è affatto così terribile come lo si dipinge ma i consumatori non lo vogliono e le aziende, chi lo vorrà, dovranno fare qualcosa. “In altri paesi – sostiene sempre Paolo Barilla – sulle etichette c’è scritto “Olio di palma sostenibile” ed è così che dovrebbe essere, per noi in Italia, invece è diventato un elemento di colpa”. 

“Meno olio di palma più sprechi alimentari”: il teorema Barilla
L’olio di palma, lo ammette lo stesso Barilla, viene utilizzato perché “conveniente” per le aziende, quindi alla domanda di Russo “Cosa accadrebbe se lo andassimo a sostituire con quello di girasole, o di mais, per esempio” Barilla risponde: “Il costo dei prodotti sarebbe più alto e i tempi di conservazione  sugli scaffali del prodotto diminuirebbero molto, portando a grandi sprechi alimentari”. Ma secondo il vicepresidente di Barilla l’Italia ha da insegnare molto sulla salute a tavola: “L’Italia fa da guida sul tema della salute a tavola, solo che nel nostro paese c’è una forte cultura anti-scientifica e si da retta a mille blog e mille siti contro i quali la vera informazione non può nulla”. Dunque i dati promossi da Eu Action Plan on Chilhood Obesity 2014-2020 che posizionano i bambini italiani al primo posto della classifica dell’obesità in Europa, come potrebbero essere collocati? 

L’industria si adeguerà
Solo alla fine del suo intervento il presidente di AIDEPI e vice di Barilla ammette: “Ci saranno prodotti sensibilmente diversi, perché l’industria deve tenere conto dell’andamento sociale anche se i timori non sono fondati va data una risposta alle richieste dei clienti”. Insomma l’olio di palma non è un problema reale per i consumatori, ma dato che il caso mediatico è scoppiato le aziende, per vendere, non potranno fare che adeguarsi. Ancora una volta emerge una verità: è il consumatore a decidere con il suo gesto di acquisto e con la sua consapevolezza. 

Federica Giordani

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