Panzironi condannato dall’Antitrust: multa da mezzo milione di euro e non solo

Multa e sospensione di otto mesi dall’attività giornalistica: il caso “Life120” si è concluso con una condanna per pubblicità ingannevole

476.000 euro di multa per pubblicità occulta. Tale è stata la condanna decisa dall’Antitrust nei confronti di Adriano Panzironi, giornalista e improvvisato dietologo, che prometteva, attraverso l’adozione di una dieta tanto miracolosa quanto assurda e pericolosa a base di integratori, una vita lunga e in salute: la cosiddetta “Life120”.

Dopo la denuncia dell’Ordine dei Medici del Lazio e dell’Ordine Nazionale dei Biologi, per esercizio abusivo della professione, per la società Life 120 Italia S.r.l.s di cui Panzironi è socio, e la società Welcome Time Elevator S.r.l. di cui è amministratore, è arrivata infine la condanna a un risarcimento non da poco per le informazioni ingannevoli e fasulle associate alla vendita di integratori (che altro non sono se non un miscuglio di vitamine e spezie) pubblicizzati come veri e propri elisir di lunga vita in varie trasmissioni televisive locali e nel libro “Vivere 120 anni, le verità che nessuno vuole raccontarti”.

Pubblicità occulta e ingannevole

Gli illeciti segnalati dall’Antitrust riguardano in particolare la natura delle informazioni con cui Panzironi descrive i propri prodotti. Porre l’enfasi sulla capacità degli stessi di guarire patologie molto gravi e in alcuni casi croniche, senza nessuna evidenza scientifica a supporto, viola da una lato il Decreto Legislativo n. 169/2004, che, ricorda il Fatto Alimentare, vieta a spot e pubblicità di attribuire agli integratori alimentari proprietà terapeutiche o capacità di prevenzione e cura delle malattie e contemporaneamente illude il consumatore che sia possibile guarire da diabete o tumori affidandosi a terapie fallaci e fai da te.

Per questo a Panzironi, che è un giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, è stata anche applicata una procedura disciplinare conclusasi con  8 mesi di sospensione, per aver violato tre doveri deontologici fondamentali: il “sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate”, il non aver rispettato “il diritto a un’informazione corretta, sempre distinta dal messaggio pubblicitario attraverso chiare indicazioni” e di non aver rispettato “la dignità delle persone malate”.  Sanzioni contro cui Panzironi ha annunciato ricorso all’Ordine nazionale.

Le condanne riguardano però non solo le società di Panzironi, ma anche le emittenti televisive (24 in totale) che hanno trasmesso, anche tutti i giorni, il programma “Il cerca salute” all’interno del quale si promuovevano gli integratori incriminati apparentemente elargendo un contenuto informativo, ma in realtà celando un’attività promozionale occulta. La pubblicità occulta è particolarmente subdola perché, non manifestando apertamente il proprio scopo, aggira le barriere critiche dello spettatore che è incapace così di difendersi e prendere posizione come normalmente farebbe di fronte a un messaggio pubblicitario palese.

Per questo, sebbene le emittenti locali si siano limitate a trasmettere all’interno dei loro palinsesti un contenuto già confezionato da Panzironi e soci (e non frutto di una coproduzione consensuale), toccherà loro pagare una multa di 5.000 euro.

La reazione dell’ADI

“Una sentenza che mette a riparo i cittadini da una cattiva informazione dannosa per la loro salute e che restituisce dignità alla scienza e a tutti i professionisti che lavorano a servizio di essa”. Così si è espresso Antonio Caretto, presidente dell’Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica e che, tramite comunicato stampa, fa sapere di essere pienamente soddisfatto della decisione presa dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato. “Siamo felici – continua Caretto – che l’Antitrust sia intervenuta, ma rinnoviamo l’invito alle istituzioni affinché rafforzino la sorveglianza oltre che sui media anche sui social network agendo con pesanti sanzioni su chi millanta metodi e consigli nutrizionali privi di dimostrazione scientifica e non conformi alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità”.

Del resto, il problema delle fake news legate all’alimentazione (anche e soprattutto vegana) è più attuale che mai. “Dietro alla nutrition fake, ovvero i falsi programmi di dimagrimento che bombardano i social network si nasconde il più delle volte un business fatto di integratori, pillole e pasti sostitutivi privi di alcuna validità” aggiunge Barbara Paolini, vicesegretario ADI. “Profili di giovani ragazze senza evidenti titoli di studio promuovono, attraverso immagini di dimagrimento miracolosi e testimonianze non verificabili, integratori o beveroni di vario genere e ricette “detox” poco equilibrate. È importante agire con forza anche su questi canali proprio perché utilizzati in prevalenza da giovani utenti”.

 

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