Macachi rinchiusi in laboratorio in un’università in Italia: il video

Utilizzati per esperimenti a carattere scientifico, gli animali sono stati ripresi da un attivista. Le immagini mostrano comportamenti stereotipati e gabbie di contenimento.

“Non vogliamo che le immagini vengano strumentalizzate per fagocitare uno scontro fra due opposte fazioni, tra chi è pro e chi è contro la sperimentazione su animali. Non vi devono essere due gruppi distinti, ma un solo grande obiettivo: superare l’utilizzo di animali nella ricerca scientifica.”
Con queste parole l’associazione Essere Animali ha diffuso un video girato in un’università italiana (di cui, scrivono, non riveleranno né nome né ubicazione per proteggere chi ha realizzato le immagini), e che mostra la detenzione e l’utilizzo di alcuni macachi per esperimenti.

Non siamo scienziati, per cui non vogliamo entrare nel dibattito scientifico sul merito delle ricerche in corso. Ma il dibattito etico riguarda tutti noi e di fronte agli sguardi impotenti dei macachi, rinchiusi per anni in gabbia, chiediamo che la comunità scientifica si mobiliti per la ricerca di metodi sostituitivi all’utilizzo di animali.”

Una delle immagini tratte dal video – Foto di Essere Animali

I macachi presentano comportamenti stereotipati, classica dimostrazione di grave stress che è possibile riscontrare anche nelle immagini di animali detenuti all’interno dei circhi.
Alcuni di loro passeggiano senza sosta nelle gabbie di acciaio, altri leccano ossessivamente le pareti o i lucchetti. Altri presentano degli elettrodi impiantati in modo fisso nelle teste.

“Il cibo è l’unica loro felicità, una felicità a piccoli dosi: serve per farle “collaborare” mi dicono. Alcune scimmie non bevono da quasi una settimana; quando apro il rubinetto cercano di attirare la mia attenzione, agitano le sbarre, gridano, con la bocca fanno il gesto di quando bevono dal beverino; hanno sete, molta.” – D. operatore che ha filmato il video.

La sperimentazione animale in Italia

Le immagini, pubblicate il 24 aprile in occasione della quarantesima Giornata Mondiale degli animali da Laboratorio, provengono da uno dei 600 laboratori italiani autorizzati ad effettuare esperimenti su animali. Si tratta di centri di ricerca pubblici o privati, situati all’interno di aziende farmaceutiche, università e ospedali. Pur essendo in calo negli anni, il numero di animali utilizzati per la ricerca scientifica nel nostro paese è ancora molto alto. Nel 2017 sono stati quasi 600 mila.

Uno dei macachi in gabbia: sulle tempia è ben visibile un elettrodo fissato – Foto di Essere Animali

“E’ invece raddoppiato il ricorso ai macachi – spiega l’associazione -nonostante il Ministero della Salute debba autorizzare l’impiego di primati non umani solo in via eccezionale e nel caso la ricerca non possa essere condotta altrimenti”. I macachi utilizzati per la ricerca provengono da allevamenti in Cina, Laos, Vietnam o Isole Mauritius. Sono nati in gabbia ma le loro madri sono state probabilmente catturate nelle foreste, una pratica necessaria per continuare ad avere una buona genetica negli animali, che si impoverirebbe con troppe generazioni in cattività”.

Il sistema della sperimentazione su animali non è facilmente boicottabile – spiega l’associazione animalista- poiché, oltre ai farmaci, anche prodotti di uso comune come inchiostri, colle o rimedi erboristici come la camomilla sono stati oggetto di ricerca su animali. Rivolgiamo il nostro appello alla comunità scientifica, da cui dipende l’implemento di metodi sostitutivi. Non possiamo continuare a considerare gli animali come cavie e strumenti di ricerca, a infliggere sofferenza per curare altri dalla sofferenza e dalle malattie. Ricordiamo che l’Italia è stato il primo paese a istituire, con la Legge 12 ottobre 1993 n. 413, l’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale per gli studenti delle facoltà scientifiche. Confidiamo nelle nuove generazioni e nei giovani ricercatori affinché portino all’interno del sistema scientifico empatia verso gli animali e voglia di cambiamento”.

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