Lettera ad un carnivoro televisivo

Improvvisamente e quasi con insistenza la tv si è accorta che il dibattito vegan VS onnivoro fa un sacco di ascolti, a scapito però dell’informazione

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Gentilissimo o meglio, arrabbiatissimo, carnivoro televisivo,

le scrivo questa lettera un po’ indistinta e senza nome e cognome perché siete un po’ tutti uguali, quindi non vale la pena pigiare tanti tasti, ne bastano alcuni per parlare a tutti. Non so esattamente che cosa sia successo in queste ultime settimane, ma pare davvero che lei abbia scoperto improvvisamente che nel mondo esistono persone che hanno deciso, consapevolmente, di essere vegane. Pare anche che abbia scoperto di detestarle moltissimo per vari motivi: perché mettono in pericolo il sistema produttivo italiano, perché vogliono lasciare senza lavoro gli allevatori di agnelli, perché mettono a repentaglio la vita dei propri figli, perché non godono dei “piaceri” della tavola, perché vogliono imporle il loro “credo”, perché hanno un sacco di carenze alimentari ed infine perché vogliono che la terra venga invasa da mucche, maiali e compagnia belante. Sono una setta, un gruppetto, seguono la moda. Brutta gente, insomma. 

La verità è che non è colpa sua. E’ assolutamente normale non essere informati su tutto quello che succede intorno a lei da secoli: uno se fa il cuoco, il giornalista, il divulgatore, il nutrizionista, non può pensare di leggere, informarsi e capire: se uno facesse davvero questa cosa, il tempo di andare in tv non lo troverebbe, forse. Il problema vero è che questa sua profonda, fastidiosa e antidiluviana ignoranza si riversa a secchiate violente anche nelle orecchie di tante, troppe persone, quelle degli spettatori che hanno voglia di chiarezza, di frasi semplici, di concetti bianco/nero, di potersi schierare con il buono per dare addosso al cattivo. La notizia è che con questo tema i confini netti, non esistono. La tv è ancora, in Italia, il mezzo più potente per portare messaggi e informazioni, peccato che spesso le modalità con cui ciò accade siano sbagliate, falsate da meccanismi triti e ritriti. Vince chi grida e sovrasta, chi irride, chi butta lì un “noi/voi”, chi ci sbatte in mezzo la tradizione del paese, e perché no, anche la religione.

Le chiedo, però: provi a concedersi una pausa da se stesso, torni a chiedersi onestamente se sta davvero informando le persone che l’ascoltano, il che non significa affatto diventare vegano, sia ben chiaro. La sua opinione per me è preziosa, fondamentale. Lo sono il dialogo e il confronto basato su argomenti, ognuno i suoi. Quello che è necessario, però, è che ora faccia un passo indietro e ammettere che non sa affatto di cosa sta parlando e che questo è un vero danno per chi l’ascolta e anche per lei stesso: perde una ricchezza. Scoprire altri modi di vivere, altre visioni del mondo, la renderebbe migliore. Vede, una delle grandi differenze sta proprio qui: chi è vegetariano o vegano con molta probabilità è stato prima di tutto onnivoro e conosce bene che cosa significa quel tipo di cultura del cibo, magari ha imparato a contestarla, e a capire perché ha voluto allontanarsene. Chi tutt’ora è onnivoro, questo passaggio non lo ha fatto e la propria ignoranza sul tema dovrebbe colmarla e non esibirla. Questo, è chiaro, poi decidendo con consapevolezza, di voler rimanere della sue opinione.

Il mio augurio, quindi, è questo: che lei possa imparare ad imparare. Si fidi, non si finisce mai

Federica Giordani

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