Grufi, il cinghiale coccolone ucciso nel suo recinto da un cacciatore

Franco Berardi che lo aveva salvato quando era solo un cucciolo, si scusa sul suo profilo online per aver sfogato la sua rabbia contro i cacciatori: “Il mio cinghiale esce in silenzio, senza fare polemiche”

Grufi-cinghiale-ucciso

Grufi era solo un cucciolo quando venne salvato da morte certa: ere finito sul ciglio della strada in un zona collinare di Alassio. Il suo salvatore fu Franco Berardi, ex sovrintendente capo della polizia municipale di Laigueglia, in pensione; da allora lo aveva curato e nutrito per 4 mesi per poi trovargli una sistemazione più adatta presso una fattoria didattica a pochi passi dal bosco.

Da allora, per tre volte la settimana, Franco andava a trovare Grufi che lo sentiva arrivare da lontano, e con lui faceva passeggiate e intense sedute di coccole. Il cinghiale, il 31 ottobre scorso, è stato ferito mortalmente da un cacciatore di 75 anni che non avrebbe visto il recinto nel quale Grufi stava abitualmente. L’uomo al momento è indagato per caccia in impianto sportivo e uccisione di animale.

La storia di Grufi ha fatto il giro del web: all’inizio la rabbia e l’indignazione di Berardi gli avevano fatto pronunciare e scrivere online parole durissime contro i cacciatori, ma quello sfogo è stato rimosso ed ora arrivano le scuse e una riflessione che dimostra il grande dolore e la solitudine che chi conosce l’amore di un animale che viene a mancare può capire. “Vorrei partire così: io e il mio cinghiale, perché anche se me l’hanno tolto è sempre mio, vorremmo chiedere scusa, io in prima persona a voi cacciatori chiedo scusa perché vi ho augurato brutte cose, cose che non si dicono, ma la rabbia ha accecato la mia mente e spero che non me ne vogliate”.

Le parole di Berardi, svestite dalla rabbia di una situazione assurda dovuta ancora una volta alla caccia, spiegano molto bene la situazione, raccontando gli ultimi istanti di vita del suo Grufi: “ha provato due volte ad alzarsi gridando dal dolore per venirmi incontro e sappiatelo tutti era ancora vivo… agonizzante ma lucido. Mi ha chiesto scusa con i suoi occhi perché non poteva farmi le feste. Continuava a chiedermi scusa mentre lo accarezzavo ma non poteva più alzarsi . Il Signore ha sentito la mia disperazione e sono riuscito portarlo dove non c’è più ritorno. Ringrazio tutti per le parole di conforto di persone che mi conoscono ma anche di tantissimi che non mi conoscono ma seguivano con piacere questa storia tra due cinghiali. Grufi – conclude Berardi – esce in silenzio come gli animali del bosco, esce in silenzio senza fare polemiche. Un abbraccio a tutti.”

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