Dalle ginestre una nuova fibra ecologica, il brevetto dell’Università della Calabria

Pianta tipica del nostro territorio ma anche di tutta l’Europa, la sua fibra può essere estratta con sistemi a bassissimo impatto ambientale.

“Or tutto intorno/una ruina involve,/dove tu siedi, o fior gentile, e quasi/i danni altrui commiserando, al cielo/ di dolcissimo odor mandi un profumo,/che il deserto consola.” Il poeta recanatese Giacomo Leopardi dedicò una poesia nei suoi Canti a questa pianta dai fiori gialli, resistente e le cui fibre potrebbero alleggerire di molto la produzione – per nulla ecologica – dei tessuti.

L’Università di Calabria ha di recente brevettato un sistema di estrazione altamente sostenibile per ottenere una fibra dagli steli della pianta di ginestra che, unita a quella di lino, può essere utilizzare per creare tessuti leggeri e molto eleganti.

“La nuova tecnologia – spiega l’Università di Calabria – offre infatti numerosi vantaggi:

  • non fa uso di reagenti chimici o biologici, ma soltanto di piccole quantità d’acqua riciclabili dopo semplice filtrazione
  • non produce scarti di lavorazione speciali o pericolosi, ma soltanto pochi fanghi privi di inquinanti ed effetti odorigeni smaltibili all’interno della stessa filiera come concimi o additivi dei terreni;
  • la qualità della fibra risulta migliore rispetto a quella prodotta con tecniche di macerazione chimica o enzimatica, in quanto vengono eliminati i processi di lisi delle catene cellulosiche, e inoltre si evita la formazione di sostanze collanti difficili da allontanare dalle fibre estratte.

Il tessuto ma non solo

Il processo che è stato brevettato ora attende di poter essere condiviso e messo “in pratica” grazie alla collaborazione di aziende e della politica locale ma nel frattempo emerge chiaramente che questa lavorazione della fibra di ginestra – pianta che cresce spontanea in molte zone del nostro paese – può essere utilizzata – per i suoi scarti – anche per la creazione di pannelli in legno da costruzione che sono già stati testati per la realizzazione di banchi e strutture per le scuole. “Sono in corso – spiegano sempre dall’Università della Calabria – contatti per realizzare, con la collaborazione della Regione Calabria e di diverse aziende locali e grandi aziende nazionali, lo start up di una filiera industriale legata alla produzione e impiego della fibra della ginestra non soltanto nel settore del tessile, ma anche in altri settori produttivi che richiedono l’impiego di fibre naturali”.

Il trench e la tuta palazzo realizzati dall’atelier calabrese con la fibra di ginestra.

Nel frattempo, i primi prototipi di abiti realizzati con questa fibra sono già stati creati da un atelier di moda ecosostenibile gestito dalla fashion designer Flavia Amato con il suo Malìa Lab. “Il filato di ginestra – spiega Amato sul sito dell’atelier – fa parte della nostra storia, al pari della seta, e sarebbe stupendo riuscire a riportare la sua produzione in auge, per produrre tessile sostenibile, a km zero e con un impatto minimo sull’ambiente”.

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