Before the flood: ecco cosa ci racconta Di Caprio – VIDEO

I cambiamenti climatici in atto nel nostro pianeta sono reali e velocissimi: “Before the flood”, ci spiega perché dobbiamo subito cambiare alimentazione.

Il nostro pianeta è quasi al capolinea, a un vero e proprio punto di non ritorno: se non invertiamo la marcia subito, di qui a poche decine di anni ci aspetta uno scenario a dir poco spaventoso, fatto di uragani devastanti, città sommerse, desertificazione e perdita della biodiversità. Com’era facile da immaginare, la colpa è anche dei nostri stili alimentari.  Questo è il tanto catastrofico quanto realistico scenario presentato in “Before the flood – Punto di non ritorno”, documentario sul surriscaldamento globale prodotto da National Geographic, diretto da Fisher Stevens e interpretato dal noto attore statunitense Leonardo Di Caprio, ambasciatore ONU contro i cambiamenti climatici e fondatore della Fondazione Leonardo Di Caprio a tutela delle poche aree selvatiche ancora intatte nel nostro pianeta.

I cambiamenti climatici sono una realtà concreta, imminente e rapidissima, anche se negli ultimi 25 anni i più potenti governi a livello mondiale hanno cercato di minimizzare, confondendo la popolazione attraverso campagne propagandistiche create ad hoc, trovando addirittura il supporto di scienziati e studiosi: una grande menzogna creata a tavolino dietro alla quale si nascondono ingenti interessi economici. Ma la verità è ben diversa: negli ultimi 10 anni la temperatura del nostro pianeta ha raggiunto un picco senza precedenti e, cosa ancora più allarmante, i cambiamenti climatici non sono mai stati tanto veloci come adesso.

L’allevamento

Before the flood Di Caprio allevamenti

Il video documenta i viaggi che Leonardo Di Caprio ha compiuto in giro per il mondo nel corso di due anni, alla ricerca degli indizi che testimonino quanto i cambiamenti climatici siano reali e imminenti. La cosa più sconcertante a emergere dal documentario è che l’allevamento bovino risulta essere una delle principali cause della deforestazione globale. Pensiamo che il 47% del suolo del nostro pianeta è impiegato per la produzione di cibo; di questo cibo, il 70% è usato per nutrire il bestiame destinato al macello e solo l’1% è invece destinato all’alimentazione umana. In più, i bovini producono enormi quantità di metano attraverso la masticazione e si stima che ogni molecola di metano equivalga, quanto a potere inquinante, a 23 molecole di anidride carbonica. Come se ciò non bastasse, quasi tutto il metano presente nell’atmosfera è riconducibile all’allevamento di bestiame.

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Senza auspicare a un mondo di soli vegetariani o vegani (cosa altamente improbabile), il documentario ci pone di fronte a una realtà ineluttabile: pensiamo che solo negli Stati Uniti, il 10- 12% delle emissioni totali proviene dall’allevamento bovino e, a conti fatti, l’allevamento di questi animali destinati alla macellazione rappresenta una delle attività umane più inquinanti in assoluto. L’allevamento del pollo, invece, richiede solo il 20% del terreno del nostro pianeta per la produzione di mangimi e costituisce il 10% delle emissioni totali di gas. In più, se paragonati alla coltivazione di vegetali, i bovini richiedono più oltre il 50% in più di terra. Se nessuno diventasse vegetariano, se nessuno volesse rinunciare al gusto e all’abitudine rappresentata dalla carne, basterebbe comunque passare al consumo esclusivo di carne di pollo ed escludere completamente la carne di manzo per ridurre oltre l’80% delle emissioni di gas serra totali. Senza fare appello ai governi e alle istituzioni, tutti noi singolarmente possiamo quindi fare qualcosa per il nostro pianeta, modificando la nostra alimentazione nel più breve tempo possibile.

Foreste che scompaiono

Le nostre scelte alimentari influenzano la salute del pianeta anche in altro modo: tutti sappiamo, per esempio, la grande piaga della nostra era è rappresentata dalla deforestazione, che ha lasciato in piedi nel nostro pianeta soltanto 3 porzioni delle grandi foreste tropicali che, fino a non molto tempo fa, rappresentavano il “polmone verde del mondo”: di queste la foresta indonesiana – l’ultimo luogo al mondo in cui convivono in natura oranghi, elefanti e rinoceronti in natura – ha visto in pochissimi anni la distruzione dell’80% della sua superficie per la sola produzione di olio di palma, l’olio vegetale più economico al mondo e più utilizzato nella produzione di alimenti confezionati. È quindi fondamentale per noi tutti fare attenzione agli ingredienti di ciò che acquistiamo, per essere certi di non contribuire in alcun modo al surriscaldamento globale finanziando prodotti e industrie che ne sono la causa principale.

Before the flood Di caprio

Le temperature in salita

Miracolosamente, negli ultimi 20 anni la temperatura globale è stata stabile; ma negli ultimi anni si è avuto un progressivo aumento delle temperature di 0,85° C e gli studiosi prevedono che, di questo passo, la temperatura mondiale potrebbe innalzarsi di 2 o 3° C per volta. Le conseguenze sarebbero devastanti per il nostro pianeta: primo tra tutti lo scioglimento dei ghiacci ai poli comporterebbe, oltre alla scomparsa della Groenlandia entro una decina di anni, l’estinzione della fauna di questi luoghi. Da lì, il declino sarebbe rapido e inevitabile, con l’innalzamento del livello delle acque e la conseguente inondazione di tutte le città costiere del mondo, oltre che un inesorabile cambiamento dei ritmi stagionali mondiali. Le emissioni legate all’attività umana sono dovute in primis all’uso di energia fossile come petrolio, carbone e gas naturale e l’unica soluzione sarebbe la conversione immediata e globale a fonti di energia pulita. Per riuscire nell’impresa si è anche pensato all’introduzione di un’ “eco tassa”, detta “carbon  tax”, sui combustibili fossili che emettono sostanze inquinanti, ma ad oggi tutto questo rimane ancora un’ipotesi remota. Nel 2015 si è anche tenuta a Parigi una conferenza sul cambiamento climatico, alla quale hanno partecipato le maggiori potenze mondiali al fine di elaborare strategie e tecnologie adatte al cambiamento.

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Questo documentario vuole quindi essere una testimonianza della fragilità del nostro pianeta, ma anche uno sprone ad agire subito per effettuare un cambio di rotta che, non solo è possibile, ma anche necessario per il futuro: basterebbe smettere subito di utilizzare combustibili fossili perché la temperatura della Terra iniziasse a diminuire, tornando in poco tempo a una situazione di normalità. Una responsabilità affidata ai governi di tutto il mondo, certamente, ma a cui ognuno di noi può dare il proprio contributo attraverso consumi responsabili e scelte consapevoli: abbiamo visto che sono anche i nostri acquisti e le nostre scelte alimentari ad avere forti ripercussioni sull’ecosistema globale.

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