Baarack, la pecora con 35 chili di vello ora è “libera” e vive in un santuario – VIDEO

Eppure solo una parte della storia è stata raccontata: sul suo pelo qualcosa da dire c’è, eccome.

Vagava per i boschi australiani Baarack, la pecora inselvatichita, individuata da un passante e salvata dal team del santuario Edgar’s Mission. L’animale era certamente stato, qualche anno fa, di “proprietà” di un allevamento dato che le orecchie denotavano ancora i segni delle marche auricolari.

L’animale vagava nei pressi di Lancefield, nello Stato di Victoria ed è stato recuperato da alcuni volontari che lo hanno avvicinato, caricato su un camioncino e poi liberato dal vello in eccesso. L’operazione ha richiesto parecchio tempo anche perché, come raccontano i volontari, il problema non era solo l’eccesso di lana, bensì anche i forasacchi che lo avevano ferito, incuneandosi nella pelle sottostante e negli occhi. Ora l’ovino sta bene ed è entrato a far parte del “team” di ovini che vivono presso Edgar’s Mission.

La verità sul “vello in eccesso”

Baarak, viene accompagnato da una volontaria del santuario nella sua nuova casa.

Nonostante le agenzie di stampa come AGI, riportino solo una parte della storia, ossia che “Il vello delle pecore, se non viene tosato almeno una volta all’anno, continua a crescere in modo incontrollato, causando sofferenze all’animale”, la verità è ben diversa e l’ha spiegata in un’intervista alla CNN la proprietaria del santuario per animali, Pam: “Le pecore di oggi richiedono una tosatura almeno annuale per il loro benessere, è vero, ma questo è solo il risultato diretto dell’allevamento selettivo umano per la lana che viene raccolta per scopi commerciali e ci mostra come abbiamo alterato le loro vite. Il muflone selvatico dell’Europa e dell’Asia da cui discendono, era un animale dal pelo ruvido con un sottopelo lanuginoso. Questa copertura del corpo – conclude Pam – rispondeva alle stagioni, crescendo densa e fornendo protezione nei mesi più freddi, per poi essere eliminata nei mesi estivi”.

In un post sulla propria pagina Facebook, la casa editrice Tlon, sensibile anche alle tematiche filosofiche legate all’etica animale, ha citato il professor Yuval Noah Harari nel suo libro Sapiens: “La domesticazione degli animali si fonda su una serie di pratiche brutali che col passare dei secoli non hanno fatto altro che incrudelirsi. (…) Le galline da uova, le vacche da latte e le bestie da tiro hanno talvolta la possibilità di vivere per molti anni. Ma il prezzo è il soggiogamento a un modo di vita completamente estraneo ai loro stimoli e desideri. Per esempio, è ragionevole supporre che i buoi preferirebbero passare le loro giornate a vagare per vaste praterie in compagnia di altri buoi e mucche, invece di tirare carri e vomeri sotto il giogo imposto loro da una scimmia che brandisce la frusta”.

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