Allevamenti intensivi, Polesine Camerini dice no

La battaglia di un piccolo paese del Veneto contro il progetto che porterebbe alla costruzione di 4 mega allevamenti intensivi da 2,5 milioni di polli

Due milioni e mezzo di polli ogni 40 giorni. Sono quelli che potrebbero arrivare a riempire gli allevanti intensivi di Polesine Camerini, frazione del Comune di Porto Tolle da 700 abitanti. Qui, in provincia di Rovigo, i cittadini si sono riuniti nel Comitato “No Polli” e hanno lanciato una raccolta firme, che segna già 1500 adesioni, per stoppare i progetti in discussione per la costruzione di 4 nuovi allevamenti intensivi avicoli.

Il progetto

L’area è quella del Delta del Po, la più importante zona umida italiana riconosciuta come Patrimonio Unesco, dal grandissimo valore ambientale e dalla vocazione naturale al turismo. Da mesi è avviato l’iter per le realizzazione dei nuovi insediamenti, uno dei quali ha già ottenuto il via libera definitivo. Per gli altri 3, la procedura è in corso. I numeri legati al progetto parlano di 7/8 capannoni per sito, che in totale produrrebbero 2,5 milioni di polli per ciclo (ogni 40 giorni circa). Per uno è prevista la collocazione a soli 700 metri dalla piazza centrale del paese. E i cittadini dicono no: “Sarebbe un disastro”, spiega Gino Pizzoli, portavoce del Comitato No Polli. “Insediamenti di questo genere – dice – sconvolgerebbero il territorio, con migliaia di camion all’anno a girare per le nostre, che sono piccole strade. Senza contare la perdita di valore dei terreni circostanti e la deturpazione di un’area molto delicata dal punto di vista della biodiversità. Qui, in area lagunare, siamo sotto il livello del mare: eventuali sversamenti legati agli allevamenti potrebbero avere conseguenze gravi su tutto l’ecosistema”.

Gli impatti

C’è poi il tema del benessere animale, che quest’area conosce già molto bene, come denuncia Ciwf Italia Onlus, che sostiene la campagna dei cittadini del Polesine e denuncia come nella provincia di Rovigo siano già 21 gli allevamenti intensivi avicoli realizzati negli ultimi anni. “Galline e polli, allevati a milioni in quest’area, trascorrono tutta la loro vita miseramente in capannoni chiusi con gravi limitazioni del loro benessere. Tutto questo – è l’allarme lanciato dall’associazione – per garantire carne e uova a basso costo, ma con grandi impatti in termini ambientali e di salute dei cittadini”.

Succede, per esempio, a Taglio di Po, paese a soli 25 chilometri da Polesine Camerini, paese anch’esso all’interno dell’area del Delta del Po, dove in 4 mega insediamenti si allevano già 1,6 milioni di galline e un allevamento su più piani, con una capacità di 800mila animali, ha chiesto un ampliamento per passare a più di 1,4 milioni di galline per ciclo. Qui l’impatto sulla vita dei cittadini è forte, a partire dall’inquinamento dell’aria che, come denunciano gli abitanti, è resa irrespirabile dagli sversamenti: “Verso sera si sentono odori provenienti dagli allevamenti, odori pungenti, acri. E tutte le famiglie sono costrette a chiudersi in casa”, raccontano.

La petizione di Ciwf Italia

Ciwf Italia ha lanciato la petizione “InSOStenibile – La battaglia dal basso contro gli allevamenti intensivi” per dare voce alle istanze dei cittadini: “Questi mega allevamenti, che costringono gli animali a trascorrere la loro breve vita ad altissime densità in capannoni chiusi, hanno anche un impatto pesantissimo sulle aree in cui sorgono”, spiega la presidente, Annamaria Pisapia. “Confidiamo che il Ministro dell’Ambiente Costa e il Presidente della Regione Veneto Zaia prenderanno in considerazione il caso del Delta del Po, dove è urgente una profonda riflessione sul futuro dell’area. Sarebbe grave lasciare un territorio tanto prezioso in preda agli appetiti da far west dell’allevamento intensivo. Per questo – conclude – chiediamo con la petizione uno stop immediato a ulteriori approvazioni per la costruzione di nuovi impianti.”

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