Alimentazione vegana e impatto ambientale, nuovo studio italiano: -44% rispetto alla mediterranea

Un nuovo studio mette a confronto per la prima volta la vera dieta mediterranea con quella vegana in termini di impatto ambientale

Sono anni che la comunità scientifica analizza in chiave climatica le nostre abitudini alimentari: uno dei primi studi fu quello presentato nel 2018 dall’università di Oxford che mise in chiaro come:

una dieta completamente a base vegetale sarebbe in grado di ridurre di oltre il 73% le emissioni individuali di CO2, ma non solo: eliminare dalla propria dieta prodotti di origine animale consente un risparmio del 75% dei suoli, un’area equivalente alle dimensioni di Stati Uniti, Cina, Australia e Unione Europea messi insieme.

Ora, del 2023, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Environmental Research and Public Health (disponibile interamente online) e condotto da un team di ricerca italiano di cui fa parte anche la dottoressa Denise Filippin (collaboratrice storica di Vegolosi.it e Vegolosi MAG) ha messo a confronto per la prima volta l’impatto totale di una dieta mediterranea, a basso contenuto di cibi animali (60g alla settimana), con quello della dieta 100% vegetale mostrando come anche un consumo modesto – rispetto alla media – di alimenti di tipo animale impatta comunque molto sia dal punto di vista ambientale ma anche in termini di salute umana.

La conclusione dello studio è che la dieta mediterranea ha un impatto del 78% maggiore rispetto a quella vegana ossia la dieta 100% vegetale ha un impatto del 44% inferiore a confronto di quella mediterranea.

“Il nostro studio – si legge nella ricerca – ha applicato l’analisi del ciclo di vita (LCA) per analizzare l’impatto ambientale totale di due diete a base vegetale: la dieta mediterranea e la dieta vegana, secondo le raccomandazioni nutrizionali italiane. Le due diete condividono gli stessi tassi di macronutrienti e coprono tutte le raccomandazioni nutrizionali. I calcoli sono stati effettuati sulla base di una dieta teorica di 2000 kcal al giorno per una settimana. Secondo i nostri calcoli, la dieta vegana ha mostrato un impatto ambientale totale inferiore del 44% rispetto alla dieta mediterranea, nonostante il contenuto di prodotti animali di quest’ultima fosse basso (con il 10,6% delle calorie totali della dieta)”.

Uno dei punti principali dello studio è quindi quello di mostrare come anche un consumo moderato di alimenti di origine animale (circa 60g alla settimana) è in ogni caso dannoso per l’ambiente.

Perché il consumo di prodotti animali impatta sull’ambiente? I ricercatori spiegano: “Ben il 50% della terra abitabile è dedicato all’agricoltura, di cui il 77% è utilizzato per l’allevamento ma si tratta di terreni che producono alla fine solo il 18% dell’apporto calorico totale. Con una popolazione mondiale prevista di 9 miliardi di persone, il crescente consumo di carne e l’uso di materiali biobased e biocarburanti si stima un aumento del 70-110% della produzione agricola entro il 2050″. Un aumento del tutto insostenibile se pensiamo che uno dei maggiori problemi del mondo contemporaneo è la scarsità dei terreni a disposizione e la conseguente deforestazione di nuove aree da adibire a tale scopo.

Seitan, carne, latte vegetale e latte vaccino: i confronti

Nello studio è possibile trovare anche dei confronti in termini di sostenibilità ambientale fra due gruppi di prodotti: carne/seitan/legumi da una parte, e latte di soia/latte vaccino dall’altra. L’analisi mostra come il latte di soia abbia un impatto inferiore del 79% in confronto a quello vaccino.
Venendo al confronto con la carne ecco che la produzione di un chilogrammo di carne cotta “mista” (ossia un insieme di carni che arrivano da animali diversi) con quello di un chilogrammo di seitan (proteine del grano) e di 2,3 kg di legumi misti cotti (questo per mantenere lo stesso dato rispetto al contenuto proteico) mostra come il seitan abbia un impatto del 32% minore rispetto alla carne, i legumi dell’ -84%. Ciò significa che, a parità di quantità di proteine, la carne ha impatto pari a 6,25 volte quello dei legumi.

Cambiare dieta

“Secondo le evidenze – si legge ancora nello studio – un cambiamento globale delle abitudini alimentari potrebbe essere il singolo intervento più efficace e rapido per ridurre la pressione antropica sul pianeta, soprattutto per quanto riguarda i cambiamenti climatici”.

I ricercatori continuano: “La sostituzione di una piccola quota calorica (10,6%) rappresentata da alimenti di origine animale con alimenti di origine vegetale ha mostrato un miglioramento significativo dell’impatto ambientale totale, soprattutto per gli ecosistemi e la salute umana. Ciò suggerisce che quanto più la dieta è a base vegetale, tanto minore sarà il suo impatto sull’ambiente. Questo dato è degno di nota se si considera che molti Paesi presentano una dieta ricca di alimenti di origine animale e che ciò rappresenta un rischio globale per la sostenibilità“.

 

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