Solo i bambini vegani hanno bisogno del nutrizionista? 

Quando un bambino si può definire “malnutrito” e avere bisogno dell’aiuto di un esperto? Molto più spesso di quello che crediamo, alimentazione vegana a parte.

Solo i bambini vegani hanno bisogno del nutrizionista? Stando ai dati direi proprio di no. Sappiamo che nella popolazione italiana un numero eccessivamente alto di bambini soffre già di sovrappeso o di obesità. Quasi uno su tre, e in alcune Regioni va anche peggio. E i bambini normopeso? Neanche loro, a bene vedere, sono al riparo da un’eventuale “malnutrizione”. 

Malnutrizione

La parola “malnutrizione” evoca sempre l’immagine di bambini africani in Paesi con carestie. Invece, malnutrizione significa semplicemente “cattiva nutrizione” ed è molto frequente anche in un Paese come il nostro. Basta, infatti, che un bambino non assuma i nutrienti corretti secondo i fabbisogni che il suo organismo richiede per incappare in carenze. E’ sufficiente dare uno sguardo ai menu scolastici (spesso monotoni e obsoleti) per comprendere gli errori più comuni: la piramide alimentare non viene rispettata. Un’alimentazione salutare prevede un consumo per la gran parte di alimenti di origine vegetale e solo in minima parte di origine animale. In fin dei conti, un bambino onnivoro che si nutre in modo sano fa una alimentazione molto simile a quella di un bambino vegano. 

E i bambini onnivori?

È curioso come l’attenzione dei media si concentri sempre sulla dieta di “privazioni” imposta (a dire loro) dai genitori vegani ai propri figli, ma nessuno si rende conto che una dieta onnivora sana non differisce granché e dovrebbe essere pianificata quasi allo stesso modo, con l’aggiunta, per così dire, di pochi derivati animali a settimana. Quindi quali bambini avrebbero bisogno del nutrizionista? Allo stato attuale delle cose, la maggior parte perché ciò che è venuto a mancare è la cultura alimentare del passato, sostituita da una dieta squilibrata dettata dalle leggi del mercato.

Cosa fare?

Come si può porre rimedio a tutto ciò? Non tutte le famiglie hanno la volontà, il tempo, le possibilità economiche di sistemare la propria alimentazione con un nutrizionista. La risposta dovrebbe venire da chi si occupa di educazione: la scuola. O, più in alto ancora, da chi si occupa di prevenzione e salute pubblica: la politica. Un valido contributo per le famiglie può venire dalle scuole, sia migliorando i menu scolastici (da cui molti genitori traggono spunto per pianificare l’alimentazione a casa), sia proponendo incontri aperti di educazione alimentare per bambini e famiglie. Il benessere del bambino deve essere sempre messo al primo posto. Esistono programmi per lo sport, incontri con pedagogisti, sportelli di ascolto con psicologi, iniziative per promuovere un singolo alimento (spesso il latte o il pesce), ma non esiste un incentivo a investire in una corretta alimentazione per le famiglie. Il cambiamento deve venire ancora una volta dal basso: tocca ai genitori chiedere alla scuola e alla politica un aiuto concreto! 

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