Svizzera: mai più aragoste bollite vive o conservate sul ghiaccio

Un’importante svolta arriva dal governo elvetico in termini di diritti animali: da marzo i crostacei non potranno più essere bolliti vivi

Aragoste svizzera

Mai più aragoste vive buttate nell’acqua bollente o conservate nel ghiaccio. Questa è la decisione del governo svizzero – riportata anche dai media internazionali e dalla Radiotelevisione svizzera – che entrerà in vigore da marzo 2018 e che fa parte di una più ampia revisione delle leggi locali in materia di protezione animale: al centro dell’attenzione del governo elvetico, infatti, anche i dispositivi antiabbaio utilizzati per i cani, per esempio. La nuova pratica prevederà l’utilizzo di tecniche di stordimento da mettere in atto prima di procedere con l’abbattimento degli animali secondo le tecniche tradizionali: secondo quanto riportato, sarà prevista la “distruzione meccanica del cervello degli animali” e l’utilizzo di elettroshock prima che astici e aragoste finiscano nell’acqua bollente.

Un’inversione di rotta che riguarda non solo l’abbattimento degli animali nei ristoranti, ma anche le norme sul loro trasporto: gli animali vivi, infatti, non potranno più essere conservati in ghiaccio o acqua gelida, come avvenuto finora, ma dovranno essere detenuti “nel loro ambiente naturale”, ovvero l’acqua di mare. Una decisione, quella del governo svizzero, che va incontro a quanto sostenuto in più occasioni da scienziati e associazioni animaliste, secondo i quali i crostacei sarebbero in grado di provare dolore esattamente come i mammiferi, perché dotati di un sistema nervoso centrale piuttosto sofisticato.

Anche nel nostro paese, lo scorso anno, la Corte di Cassazione si è pronunciata sulla detenzione di crostacei vivi nei supermercati su banchi ricoperti di ghiaccio e con le chele legate: a seguito di una denuncia, la Cassazione aveva dato ragione al tribunale di Firenze stabilendo che la detenzione di crostacei con queste modalità fa riferimento al reato stabilito dall’articolo 727 o 544 del Codice penale, che punisce “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale” o “per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”. Oltre ai crostacei, tra gli animali acquatici più barbaramente sfruttati dall’uomo non possiamo dimenticare i polpi: come testimoniato anche da un’indagine dell’associazione Essere Animali, la pesca di questi animali è scarsamente regolamentata e praticata con metodi cruenti, tra i quali la loro uccisione attraverso un morso o con un coltello che gli laceri il cervello, anche se spesso la morte non è istantanea ma piuttosto la fine di una lenta e straziante agonia.

Pesca dei polpi: indagine shock di EssereAnimali

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