Sulla carne coltivata l’UE boccia l’Italia: ha violato il diritto europeo (come sapevamo già)

La fretta di emanare una legge che potesse mettere i bastoni fra le ruote alla carne coltivata – inesistente al momento sul territorio italiano – ha portato il nostro paese a fare l’ennesima figuraccia con l’UE

Il 29 gennaio scorso la Commissione Europea ha archiviato la notifica TRIS dell’Italia in merito alla legge sulla carne coltivata e sulle denominazioni di prodotti vegetali con nomi che richiamano alimenti realizzati con parti di animali uccisi. Che cosa significa? Che l’Italia ha violato la normativa approvando questa legge poiché è previsto che lo stato membro debba aspettare a farlo fino a che l’Europa non si sia espressa in merito. Insomma, Governo bocciato e rimandato a Settembre

Perché l’Europa ha richiamato l’Italia?

Ogni legge approvata da uno stato membro dell’Unione Europea che possa in qualche modo interferire con il libero commercio sul territorio viene sottoposta alla procedure TRIS ossia un sistema che permette di valutarne l’impatto sulla libera circolazione delle merci. Fra la presentazione della procedura TRIS da parte di uno stato che voglia creare una legge sul commercio (come ha fatto l’Italia) e la possibilità che questo stato renda effettiva la legge sul suo territorio, esiste un periodo di sospensione durante il quale le commissioni discutono e valutano l’applicabilità della proposta di legge.

L’Italia ha approvato la legge contro la carne coltivata (che, ricordiamolo, non esiste ancora sul territorio europeo) prima che il periodo di sospensione fosse finito, violando di fatto la normativa europea e “rendendo potenzialmente inapplicabile la legge stessa” come spiega anche Good Food Institute, think tank internazionale sul tema delle alternative alla carne. “Imponendo divieti inutili e sproporzionati, non sono stati rispettati il principio di precauzione europeo e la Costituzione italiana. Gli stati membri e la Commissione non potevano non accorgersene” spiega Francesca Gallelli, consulente per le relazioni istituzionali di GFI.

L’Italia ha chiesto controlli serrati che… già si fanno

Il 23 gennaio 2024, il ministro per l’Agricoltura italiano Francesco Lollobrigida ha chiesto alla commissione europea, insieme ai suoi colleghi di Francia e Austria attraverso un documento condiviso, che venissero fatti controlli e valutazioni specifiche sulla carne coltivata basati sull’evidenza scientifica. Peccato che secondo il regolamento UE  2015/2283 (ossia quello che si occupa della valutazione dei novel food) questi controlli sono già previsti e vengono realizzati attraverso l’EFSA, ossia l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, un’agenzia dell’Unione europea istituita nel 2002. Insomma, prima che un pezzetto di carne coltivata possa arrivare sulle tavole europee, i controlli sarebbero inevitabili e piuttosto lunghi come avviene per qualsiasi altro alimento “nuovo” da immettere sul mercato. Infatti l’Unione Europea ha risposto al documento condiviso proprio con questa valutazione, facendo notare che si chiedevano, in sostanza, cose che l’UE già avrebbe fatto.

Ora, che succede?

L’Italia ha violato una procedura europea e quindi si attendono le conseguenze dell’aver approvato in fretta e furia una legge che potrebbe violare il sistema della libera circolazione delle merci sul territorio europeo. Si tratta di una legge che al momento è in vigore sul nulla ma che potrebbe essere bloccata proprio dall’Europa.

 

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