Legumi: coltivarne di più potrebbe far diminuire l’effetto serra

Altro che cibo povero: una ricerca ha dimostrato che l’introduzione di legumi nella rotazione tradizionale delle colture può ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura intensiva.

Un nuovo studio pubblicato da Frontiers in Sustainable Food Systems chiede all’Europa di aumentare la coltivazione e la produzione di legumi. Non solo, infatti, queste piante apportano benefici alla salute umana, ma anche all’ambiente. L’introduzione dei legumi nelle tradizionali rotazioni delle colture, costituite principalmente da grano, orzo e colza, secondo lo studio, potrebbe contribuire ad ottenere cibo con un elevato valore nutrizionale ma ad un costo ambientale inferiore.

Cosa dice la ricerca

I ricercatori hanno utilizzato il metodo della “Valutazione del ciclo di vita” (Life Cycle Assessment), che consente di quantificare l’impatto ambientale di un prodotto o di un’attività lungo ogni fase del suo ciclo vitale, per confrontare l’efficienza ambientale di dieci rotazioni agricole in tre zone climatiche europee differenti: la Calabria, che rappresenta l’Europa mediterranea, la regione di sviluppo Sud-Mentia della Romania, che invece ha un clima tipico dell’Europa continentale e infine la Scozia orientale, come rappresentante dell’Europa atlantica.

Dallo studio è emerso che l’introduzione di legumi nelle rotazioni di cereali e semi oleosi nelle zone analizzate ha prodotto cibo ad un costo ambientale inferiore rispetto alle rotazioni convenzionali, riducendo l’uso di fertilizzanti sintetici.
I legumi, infatti, hanno la capacità di catturare l’azoto, di cui tutti i vegetali hanno bisogno per crescere, direttamente dall’atmosfera: questo permette di diminuire l’impiego di altre fonti esterne di fertilizzanti azotati, costituiti principalmente da protossido di azoto, che viene rilasciato anche in atmosfera sotto forma di particelle inquinanti. Il protossido di azoto, in pratica, è un gas che insieme a metano e anidride carbonica contribuisce all’effetto serra e al conseguente riscaldamento globale.

Per esempio, in Scozia l’introduzione dei legumi nella rotazione tradizionale delle colture ha ridotto di quasi la metà l’utilizzo di altre fonti di azoto. Secondo Marcela Porto Costa, tra le collaboratici della ricerca, “questa strategia può contribuire significativamente a ridurre le emissioni di gas serra, l’uso di pesticidi chimici e di fertilizzanti sintetici”.

Legumi: un importante fonte di nutrienti

Anche dal punto di vista nutrizionale, i legumi presentano molteplici benefici: sono ricchi di proteine, fibre, ferro, potassio, magnesio e vitamine.
Come ha dichiarato David Styles, che ha coordinato la ricerca, “i nostri risultati rafforzano l’evidenza del ruolo positivo che il passaggio a una dieta salutare, fatta anche di legumi, può svolgere per la sostenibilità ambientale. I legumi offrono all’uomo un più equilibrato apporto di carboidrati, fibre e proteine rispetto ai cereali, e possono così migliorare la qualità nutrizionale del cibo che mangiamo”.

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Nonostante i vantaggi per l’ambiente e la salute umana, i legumi sono ancora poco coltivati in Europa: solo l’1,5% delle terre coltivate sul continente è destinato alla loro produzione.

Inoltre, i risultati dello studio indicano l’importante ruolo che può avere una maggiore coltivazione di legumi in Europa per contribuire a rispettare gli obiettivi della strategia Farm to Fork, cuore del nuovo Green Deal europeo, che vuole rendere più sostenibili i sistemi alimentari del nostro continente.

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