Piante intelligenti e senzienti? Il neurobiologo ce lo spiega

Da sempre subordinate a umani e animali, le piante sono in realtà esseri viventi sensibili e molto intelligenti? A spiegarlo è lo scienziato italiano Stefano Mancuso, citato dal New Yorker come un ‘world changer’

Piante sentimenti

Questa non è un’ode alle piante, o forse sì. E lo è nel segno di Stefano Mancuso, direttore del laboratorio di neurobiologia vegetale di Firenze, inserito dal quotidiano “La Repubblica” nella lista dei 20 italiani che possono cambiarci la vita e dal New Yorker nell’elenco dei “world changers”.

La subordinazione delle piante

Lo scienziato ama raccontare la condizione di inferiorità a cui le piante sono relegate da sempre: nella Bibbia, ad esempio, Noè salva dal diluvio universale tanti animali dimenticandosi dei vegetali. Ma non era il ramoscello d’ulivo portato da una colomba a segnalargli la fine del diluvio? Aristotele ha sempre considerato il mondo vegetale più vicino a quello inorganico che a quello animale perché, a suo dire, incapace di muoversi e di sentire. Ma sarà vero?

Lo spazio e il tempo 

In primis le piante producono ben più energia di quanta ne consumino e sono energeticamente sufficienti: in termini di nutrimento non dipendono da altri esseri viventi. Le piante da fiore, che sono la grande maggioranza sul pianeta, differiscono dall’universo umano per due principali fattori: spazio e tempo. Le piante stanno sempre nello stesso posto: sono organismi sessili, cioè con radici. Sono radicate perché sono resilienti e hanno sofisticate capacità di sopravvivenza, più di quelle che un animale può mettere in atto (fuggire, nascondersi). Non hanno organi singoli (morirebbero se un animale mangiasse un pezzo altrimenti) e sono quindi organismi modulari con le stesse funzioni animali ma concentrate su tutto il corpo. La loro chiave, dunque? Capire con lungimiranza quel che accadrà per potersi organizzare. Le piante, in grado di recepire infatti 20 diversi parametri chimici e fisici, memorizzano e imparano come diligenti scolari e comunicano tra loro attraverso segnali chimici di attrazione e/o allarme, aiutandosi reciprocamente.

Il loro tempo scorre lentamente rispetto al nostro: utilizzando sistemi come le riprese in time-lapse, però, scopriamo che si muovono eccome!

Conclusione

Mancuso incanta con la simpatia e leggerezza con cui illustra i suoi studi. Noi, nel nostro piccolo, cosa possiamo fare? Possiamo ricordarci che la biodiversità vegetale è importante e che è necessario tutelarla, domandarci se e in che misura l’agricoltura intensiva impoverisca il suolo e renda le piante più ‘stupide’, recuperare la meraviglia e il rispetto per la vita che ci circonda, vegetale, animale o umana che sia. Il pianeta non è nostro, è anche nostro. Ad oggi tagliamo tremila ettari di foresta al giorno. Conosciamo solo il 20-30% delle piante sul pianeta: di queste, il 70% è in via di estinzione. Usiamo energia e farmaci che vengono dalle piante: dipendiamo dalle piante. E se fossimo più stupidi noi?

Yuri Benaglio 

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