Petricore e geosomina: ecco perché amiamo il profumo della pioggia

Avete presente quell’inconfondibile odore che si diffonde dopo un temporale? Se anche a voi piace questo profumo potete esclamare: “Che buon petricore!”

Non sono i protagonisti di una fiaba e neppure i versi di una poesia, ma i nomi scientifici di alcuni tra i componenti che determinano il tipico “profumo della pioggia” che sentiamo dopo un acquazzone. Quel preciso odore non è infatti dovuto all’acqua in sé, bensì a una miscela di sostanze chimiche: ozono, oli e resine, petricore e geosmina che, combinate tra loro, creano questo inconfondibile aroma.

Petricore: la linfa degli dei

La scoperta del petricore venne resa pubblica sulla nota rivista scientifica Nature circa cinquanta anni fa grazie agli studi dei chimici australiani Isabella Bear e R. G. Thomas. I due, per scoprire quali fossero le cause del profumo della pioggia, provarono a far seccare dell’argilla e ad estrarre poi gli oli trovati al suo interno. Ne risultò una sostanza giallastra con un odore che ricordava proprio quello della pioggia. Furono gli stessi Bear e Thomas a ideare anche il termine “petricore” per indicare questo particolare profumo: si tratta dell’unione di due parole greche “petros” (pietra) e “ichor” (il sangue degli dei).

Il petricore trasudando anche da alcune piante grazie al contatto con le gocce di pioggia, si diffonde nell’aria con il vento.

Nel 2015, grazie ad un’équipe di studiosi del Massachusetts Institute of Technology (MIT), si è scoperto anche il meccanismo attraverso il quale il petricore viene rilasciato nell’aria. Con l’arrivo della pioggia, infatti, gli studiosi hanno visto come le gocce d’acqua cadendo sul terreno siano in grado di fare in modo che il petricore trattenuto da alcune piante e dall’argilla del terreno si diffonda nell’aria creando quel caratteristico odore.

Gli scienziati del MIT hanno studiato, grazie a delle videocamere ad alta frequenza, l’impatto delle gocce di pioggia su alcune superfici porose e sono riusciti ad immortalare le minuscole particelle di aria e acqua (gli aerosol) mentre si sollevano dal suolo poco dopo la caduta della pioggia, ovvero, nel momento in cui rilasciano il petricore che grazie al vento si diffonde nell’aria.

Geosmina: irresistibile fragranza di terra

L’odore di terra umida, invece, ancora più intenso quando la pioggia si verifica dopo un lungo periodo di siccità, è dovuto a un composto chimico chiamato geosmina.La geosmina è prodotta da diverse classi di microrganismi tra i quali i cianobatteri (alghe blu-verdi) e gli attinomiceti (specialmente i batteri Gram positivi aerobi del genere Streptomyces): viene rilasciata alla morte dei microrganismi stessi. L’odore terroso provocato dalla geosmina, talvolta, può mescolarsi a quello degli oli e delle resine prodotti dalle piante che con l’umidità della pioggia tendono a dissolversi ancora di più nell’aria conferendole un aroma dolciastro.
Anche il nome “geosmina” deriva dal greco per combinazione dei termini “gea” (terra) e “osmé” (odore).

La geosmina, attraente per l’olfatto umano, è utilizzata per creare diversi profumi.

L’organismo umano è molto sensibile a questa fragranza ed è in grado di rilevarla anche da molto lontano. Diversi profumi in vendita vengono formulati con delle soluzioni contenenti proprio la geosmina perché particolarmente gradevole per l’olfatto umano.

Anche i cammelli nel deserto sono in grado di percepire questa sostanza. Sarebbero infatti capaci di sentirla anche a distanza di 10-15 chilometri al fine di inseguirla per arrivare proprio all’oasi che la emana e dove, ovviamente, si potranno abbeverare. Durante l’abbeveraggio, inoltre, le spore di streptomiceti (produttori di geosmina) rimangono sugli animali che le veicolano per tutto il deserto.

Percepire che sta per piovere grazie all’ozono

Capita che alcune persone siano in grado di “annusare nell’aria” l’arrivo di un temporale. Ciò è possibile grazie ad un altro piccolo mistero facilmente svelabile grazie alla chimica. Infatti le molecole di ozono rilasciate dai fulmini negli strati superiori dell’atmosfera vengono trasportate dalle correnti a bassa quota dove conferiscono all’aria quell’odore particolarmente pungente e agliaceo che può far presumere l’arrivo di un acquazzone.

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