Pellicce: vietati gli allevamenti in Italia. Indennizzi per gli ex allevatori

L’emendamento è stato votato: ora in Italia non potranno più essere allevati animali da pelliccia come in molti altri paesi europei.

Dopo anni di battaglie, pressioni, raccolte firme l’Italia vieta sul suo territorio gli allevamenti di animali da pelliccia. Grazie all’emendamento. Grazie all’approvazione della Legge di divieto di allevamento in Italia che proposta da LAV dal 2011 e ripresa nell’emendamento numero 157.04 alla Legge di Bilancio, a firma della senatrice Loredana De Petris del Gruppo Misto e altri 9 senatori e senatrici, sul territorio italiano non sarà più possibile allevare visoni, volpi, cani procione e cincillà al fine di ucciderli e trarne pelliccia.

Cosa succede agli animali che sono allevati ora?

Quella dell’approvazione dell’emendamento è una bellissima notizia che avrà ripercussioni pratiche sui 5 allevamenti rimasti in Italia e che si trovano in Emilia Romagna, Lombardia e Abruzzo: dovranno essere dismessi entro e non oltre il 30 giugno 2022 fermo restando, nel frattempo, il divieto di riproduzione nel frattempo.

Gli allevamenti, in realtà, sono fermi dal novembre dello scorso 2020 a causa di due focolai di Covid-19 individuati presso alcuni allevamenti e che avevano contagiato anche gli allevatori. Da quel momento le strutture non avevano più potuto operare ma, senza questa legge, avrebbero dovuto riaprire i battenti il 31 dicembre 2022: questo non avverrà. L’Italia va ad aggiungersi a Austria, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia che hanno già vietato l’allevamento di questi animali.

E gli animali? L’emendamento “regola l’eventuale cessione degli animali e detenzione, con obbligo di sterilizzazione, nel rispetto del decreto legislativo n. 146 del 2001 e delle procedure indicate dal Ministro della Salute per la prevenzione della diffusione di zoonosi presso gli allevamenti, a strutture autorizzate, accordando preferenza a quelle gestite direttamente o in collaborazione con associazioni animaliste riconosciute.”

Visoni e volpi sono tra gli animali più colpiti per la produzione di pellicce

Indennizzi e “nuova vita”

Oltre ad evitare che la pratica dell’allevamento di animali per la loro pelliccia possa continuare (in Italia ne venivano uccisi circa 60mila ogni anno), questa legge ha come scopo anche quello di riconvertire queste 5 strutture in attività ecologicamente compatibili e, a tal fine, prevede una serie di indennizzi anche abbastanza corposi. Come spiega LAV, sono previsti: “Indennizzi statali sino ad un massimo di 3 milioni di euro per la chiusura e smantellamento di ciascun allevamento, nonché 3 milioni di euro complessivi per la loro riconversione in impianti agrivoltaici per la produzione di energia pulita, da assegnare entro il 31 gennaio 2022″.

L’Italia è più civile

Per l’associazione animalista Essere Animali, da anni impegnata anch’essa nella battaglia contro l’allevamento di animali da pelliccia, ed in particolare per i visoni “questo risultato è stato ottenuto grazie a tutte le persone che ci hanno accompagnati in questa campagna, a chi ha firmato le petizioni, a chi ha partecipato alle mobilitazioni e chi ha fatto sentire la propria voce.” Grande soddisfazione anche da parte di LAV: “L’Italia è un paese più civile, abbiamo messo la parola fine ad una industria crudele, anacronistica, ingiustificabile che non ha più motivo di esistere in una società civile dove il valore di rispetto per gli animali, in quanto esseri senzienti, è sempre più diffuso e radicato”.

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