Michael Greger: “L’alimentazione vegetale è la migliore per la salute, ma i medici non ne parlano”

“La prima causa di morte al mondo sono le cardiopatie, prevenibili, a volte curabili e persino reversibili con la dieta vegetale” eppure si curano i sintomi e non le cause.

Il dottor Greger è uno dei più famosi esperti in alimentazione a base vegetale del mondo ed uno degli speaker più quotati sul tema del cibo come fattore di prevenzione di malattie più o meno gravi; il suo libro “How not to die” (Come non morire, ndr, pubblicato in italiano con il titolo “Sei quel che mangi“) è stato best seller del New York Time per moltissime settimane. Il suo assunto, però, è talmente semplice, che viene da chiedersi come sia possibile che debba ancora fare centinaia di conferenze in giro per il mondo al fine di dimostrarlo.

“Fin dal 1990, grazie alle ricerche mediche di Dean Ornish, con studi controllati e randomizzati, fu evidente che le malattie cardiache sono reversibili, che le arterie si possono riaprire senza interventi, senza farmaci, e lo sappiamo da allora eppure migliaia di persone continuano a morire a causa di quella che è la prima causa di morte al mondo, abbiamo la cura, la conosciamo: si chiama alimentazione vegana”. La riflessione quindi sembra ovvia, spiega in un video diffuso da Million Dollar Vegan – “Se l’alimentazione vegana ci permette di prevenire, e rendere reversibili alcune patologie, non dovrebbe solo per questo motivo essere la dieta di base di ognuno?”.

“Cibo=benzina”: la metafora più sbagliata

Secondo Greger il concetto nutrizionale sbagliato alla base di questa situazione è che il cibo è solo carburante: “Una caloria è una caloria, 100 calorie che arrivano grazie alle carote, sono identiche a 100 calorie che arrivano attraverso una bevanda gasata, si tratta sempre e solo di benzina per far funzionare il nostro corpo”. Secondo Greger è esattamente il contrario: il cibo è l’elemento a cui il nostro corpo, attraverso l’intestino, è più esposto in assoluto: “Quello che mangiamo è la prima cosa che ci mette in contatto con potenziali elementi tossici, più di ciò che respiriamo o tocchiamo, ecco perché tre volte al giorno, quando mangiamo, dobbiamo fare in modo di introdurre meno tossine possibili nel nostro corpo”. Greger punta il dito in particolare contro il pesce: “Mercurio, Pcb e altri metalli pesanti finiscono nelle catene alimentari acquatiche, quindi nei pesci e nei frutti di mare, perché purtroppo gli oceani sono le fognature dell’umanità”.

Greger cita anche lo studio “Global burden of desease” il più vasto della storia realizzato sul tema dei fattori di rischio per la salute umana: “Negli Stati Uniti, lo studio rivela che la prima causa di morte per i cittadini è la loro dieta e il fumo viene solo al secondo posto”. Il passo successivo dell’argomentazione di Greger è quindi facile: “Se il cibo è il primo fattore di morte e quindi anche di possibile prevenzione, perché non è la prima materia di insegnamento per i medici? Perché esiste questa sconnessione così evidente fra i dati scientifici e la pratica medica?”.

Carne e grassi saturi come il fumo negli anni ’50

“Negli anni ’50 la maggior parte degli americani fumava, molti medici lo facevano e addirittura si sosteneva che fumare con moderazione facesse bene alla salute: non vi suona per caso familiare?” continua Greger nel video. “Solo nel 1964 il numero di persone che fumavano ha iniziato a scendere: perché? Facile, perché è stato pubblicato il primo studio imponente che metteva in relazione fumo e cancro, il rapporto del Surgeon General degli Stati Uniti che dopo aver analizzato più di 7000 studi sul tema, aveva finalmente chiarito che fumare era causa di numerose patologie fra le quali cancro e bronchiti croniche”. Ora siamo nella stessa situazione: moltissimi medici continuano a mangiare esattamente come i loro pazienti, senza badare alle conseguenze, le aziende ci spingono a mangiare alimenti animali, grassi e zuccheri, e perciò non ne fanno menzione con loro: “Il sistema – spiega Greger – è fatto per premiare comportamenti malsani e per vendere, non per pensare alla salute di chi acquista. La frutta e la verdura sono deperibili, hanno una bassa conservabilità e pochissimo margine di profitto, quindi finché il sistema non si adeguerà allineandosi alla scienza, solo noi siamo i responsabili della nostra salute, non possiamo aspettare è questione di vita o di morte”.

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