L’attività fisica compensa una cattiva dieta: Coca Cola sotto accusa

L’attività fisica può compensare una cattiva dieta. La Coca-Cola, il colosso planetario del settore delle bevande zuccherate, sta lanciando una campagna contro l’obesità: il messaggio che vogliono trasmettere, basandosi su dati in apparenza scientifici in loro possesso, è quello che più che alle calorie bisogna prestare attenzione all’attività fisica. Gli studiosi interpellati da Coca-Cola hanno però ricevuto un supporto economico di 1,5 milioni di dollari nel solo 2014 dall’azienda per la creazione di una organizzazione no-profit chiamata “Global Energy Balance Network”, che punta a sostenere questa tesi. In parole povere gli americani sarebbero eccessivamente concentrati su quel che mangiano e bevono, mentre dedicherebbero poco tempo all’attività fisica. La notizia viene rilanciata dal New York Times, che cita anche Steven N. Blair, vicepresidente del GEBN, secondo cui «la maggior parte dei media e della stampa scientifica si limita a dire che “si mangia troppo” e che si abusa di bevande zuccherate e fast food, ma non c’è alcuna prova che loro siano la causa» dell’obesità. Questa inchiesta del NYT ha provocato un mare di polemiche, al di là dell’Oceano. Blair ha chiesto che il video in cui sostiene la sua teoria venga rimosso dal sito del GEBN, scusandosi per averla rilanciata dato che avrebbe fatto, secondo lui, cattiva pubblicità all’organizzazione.

Secondo gli esperti, il messaggio trasmesso dal GEBN è fuorviante, e anzi l’impegno di Coca-Cola nel prendere le distanze dalle critiche alle bibite zuccherate ha al contrario aumentato la diffusione di problemi legati a obesità e diabete. I medici citati dal NYT ritengono che la compagnia stia cercando di “autoassolversi”, convincendo il pubblico che l’attività fisica può di fatto compensare una cattiva dieta. In America il dibattito sulle bibite zuccherate è un tasto dolente: gli allarmi sul loro abuso ritornano ciclicamente, e anche se negli ultimi decenni il loro consumo è sceso del 25% le ipotesi di tassare la vendita di questo genere di bevande vengono riproposte di frequente. Proprio i negativi dati delle vendite avevano spinto la società a investire molto in studi sulla salute pubblica che avrebbero dovuto essere, in linea teorica, imparziali. Gli studiosi del GEBN sostengono di non aver ricevuto alcuna pressione da Coca-Cola, ma il risultato dei loro studi, rilanciato dal quotidiano newyorkese, desta qualche sospetto.

Il New York Times aveva inoltre mostrato che i finanziamenti di Coca-Cola al Network dal 2008 ammontano a circa quattro milioni di dollari, finalizzati a sostenere i progetti di due membri del GEBN, il cui sito è amministrato proprio da Coca-Cola (il presidente del gruppo, James O. Hill, professore presso l’Università del Colorado, ha spiegato che la registrazione del sito era avvenuta grazie a Coca-Cola perché invece i suoi membri non sapevano come fare). Prima della lunga inchiesta del NYT, sul sito non v’era alcuna traccia di un finanziamento del colosso delle bevande zuccherate; oggi, invece, nella pagina dell’About del sito, si legge una postilla secondo cui il GEBN ha ricevuto sostegno dalla «filantropia privata, dalle Università del Colorado, del South Carolina e di Copenaghen, ma anche un’offerta libera dalla Coca-Cola Company. GEBN ritiene che la ricerca di soluzioni praticabili per correggere lo squilibrio energetico si realizzerà più velocemente lavorando con tutti i settori della società. GEBN cerca sostegno per continuare i nostri sforzi sia dal settore pubblico che da quello privato». Il Network, sempre secondo NYT, avrebbe omesso anche un finanziamento di Coca-Cola al dottor Yoni Freedhoff, esperto sul tema dell’obesità presso l’Università di Ottawa, Canada, intervenuto spesso presso l’organizzazione: su questo punto, il vicepresidente Blair ha parlato di «svista che sarà presto corretta». Sul sito, poi, a sostegno delle loro tesi vengono citati e linkati due articoli: entrambi contengono una nota in cui si legge che «la pubblicazione di questo articolo è stata supportata da Coca-Cola Company». Tanti indizi, che fanno una prova.

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