“Lascia perdere il bacon”: medici americani protestano contro McDonald’s

Un gruppo di medici americani scende in campo contro una campagna pubblicitaria di McDonald’s. L’obiettivo? Dire “no” alla carne lavorata

Doctors Against McDonald's Bacon Hour

Our doctors visited @McDonald's yesterday to share a message: We're not lovin' your free #BaconHour promotion! Bacon can increase the risk for colorectal cancer, heart disease, diabetes, and other health problems. Watch the video below, and learn more at PCRM.org/BaconHour.

Posted by Physicians Committee for Responsible Medicine on Wednesday, January 30, 2019

Bacon gratis per tutti, dalle 4 alle 5 del pomeriggio dello scorso 29 gennaio, insieme a qualsiasi piatto ordinato: è la mossa pubblicitaria “Bacon hour” studiata da Mc Donald’s per promuovere il lancio di tre nuovi panini a base di questo ingrediente. La risposta del Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM)- organizzazione americana no profit che riunisce oltre 12mila medici e che si occupa di promuovere una dieta a base vegetale per salvaguardare la salute dei pazienti – non si è fatta attendere: diversi medici sono scesi sulle strade a Washington, nelle vicinanze di un ristorante della catena di fast food, per sensibilizzare i passanti sull’importanza di evitare le carni lavorate per stare in salute.

Il gruppo, guidato dal dottor Neal Barnard – ricercatore, medico, professore universitario e presidente del PCRM – ha fatto suo il motto “break up with bacon” (letteralmente “lascia perdere il bacon”), distribuendo opuscoli informativi e lanciando un messaggio importante ai passanti: il consumo di carne lavorata (e, quindi, anche di bacon) è strettamente correlato all’insorgenza del cancro del colon-retto, ancora oggi una delle tipologie di cancro con il tasso maggiore di mortalità.

Neal Barnard bacon McDonald's

Il dottor Barnard distribuisce volantini sull’importanza di evitare la carne lavorata ai passanti

OMS e carne lavorata: un messaggio passato sotto silenzio?

Come ricorderete, nell’ottobre del 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classificò la carne lavorata (quindi insaccati, salumi, salsicce, wurstel, etc) come carcinogeno umano certo, al pari di arsenico, fumo, smog e alcol. La carne rossa, invece, fu classificata come carcinogeno umano probabile. Da quel momento si è aperto un dibattito a livello mondiale sull’alimentazione e, nonostante diversi studi abbiano associato il consumo di carne processata all’insorgenza di malattie come malattie cardiache, cancro al seno, ictus e diabete e a un tasso di mortalità complessivamente più alto, la carne lavorata (così come quella rossa) sono rimaste sulle tavole di troppe persone nel mondo in quantità decisamente maggiori rispetto a quelle raccomandate.

Ad affermarlo è l’American Institute for Cancer Research (AICR) – una delle più importanti associazioni di ricerca contro il cancro a livello mondiale – secondo il quale la carne processata sarebbe da evitare del tutto, mentre la “quantità-limite” di carne rossa per non incorrere in malattie anche gravi si aggira intorno ai 500 grammi alla settimana. Raccomandazioni che non sembrano essere tenute in considerazione, nemmeno in Italia: nel nostro paese, secondo il rapporto Coop 2016, si consumano in media 210 grammi di carne al giorno, il triplo rispetto alla soglia limite stabilita dall’AICR.

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