Joel Sartore: il Noè moderno che vuole salvare gli animali

Progetto Photo Ark: più di 7.000 scatti di animali in via di estinzione nell’arco di 12 anni. Così Joel Sartore difende la biodiversità

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Mancano ancora 10 anni a Joel Sartore per finire di fotografare gli animali a rischio di estinzione e sono 12 anni che gira il mondo: è abbastanza grave questo dato per farci capire in che situazione siamo? Joel Sartore è un fotografo e cerca di creare un’ “arca” degli animali da salvare ma attraverso la fotografia. Da qui prende vita il progetto Photo Ark, che “Nasce dal disperato desiderio di fermare, o almeno rallentare, la perdita di biodiversità a livello globale” come afferma lo stesso fotografo naturalista, sostenuto nella sua impresa dal National Geographic. Vedere per capire, mostrare la vastità per comprendere il pericolo, fotografare per non dimenticare, anche se quest’ultima è davvero l’ultima spiaggia, quella alla quale non dovremmo approdare.

Il progetto

Il progetto nasce 12 anni fa, dalla volontà di Joel di portare alla luce i volti degli animali in cattività e a rischio di estinzione: il viaggio intrapreso lo ha portato in giro per il mondo tra zoo, riserve naturali, parchi e centri di conservazione, in un percorso dal valore di  7.400 scatti.
“Ero un fotografo del National Geographic da 16 anni – racconta Joel – e avevo realizzato una trentina di reportage in tutto il mondo. Poi, nel 2005, mia moglie si è ammalata di tumore al seno e per un anno sono rimasto a casa a occuparmi di lei e dei nostri figli. Ho avuto molto tempo per pensare: ho capito che se lei fosse guarita, avrei dovuto occuparmi di un solo progetto per il resto della mia vita. E mi sono detto: ok, farò ritratti di animali in via di estinzione“.

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Nonostante la grande mole di materiale già raccolto la missione del fotografo non è terminata, il numero degli scatti dovrebbe salire a 12.000, ovvero il numero di tutte le specie tenute in cattività nel mondo: Joel stima altri 10 anni di lavoro per portare a termine il suo ambizioso progetto. Ma l’opera inizia comunque a dare i suoi frutti: concretizzatasi prima in un libro e poi in varie mostre in giro per il mondo, l’arca fotografica inizia a fare breccia nelle coscienze.

La mostra in Italia

L’esposizione sbarcata anche in Italia, precisamente all’Auditorium Parco della Musica di Roma, inaugurata giorno 8 dicembre e in programma fino ad aprile 2018, punta soprattutto ai programmi scolastici per sensibilizzare le nuove generazioni su un tema così delicato come la biodiversità, considerata pilastro del benessere e della bellezza del nostro pianeta. Roma, nel mese di ottobre 2017, si è anche prestata come set fotografico per Sartore, che nel Bioparco della città ha ritratto alcune specie ospitate nella struttura come il cercocebo dalla corona bianca, l’euprotto (tritone presente unicamente in Sardegna) la lucertola delle Eolie, la vigogna, il nandù, il thar dell’Himalaya e la caracara di montagna.

Per la mostra è stata compiuta una selezione degli scatti più significativi, ma niente paura la tecnologia arriva in aiuto del progetto: visto l’immensa mole di materiale e l’impossibilità di esporre tutti gli scatti, le foto non inserite fisicamente potranno essere viste in appositi schermi e tramite la realtà aumentata. In questo modo i visitatori potranno accedere a un gran numero di informazioni e curiosità riguardanti soprattutto le specie a rischio estinzione.

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Gli scatti

Le fotografie realizzate sono forti e di immediata empatia: Joel ha deciso di immortalare gli animali su sfondo nero o bianco, riscostruendo per l’occasione dei set fotografici. La scelta stilistica è voluta per esaltare le diversità e le particolarità di ogni animali, come in una sorta di foto tessera riconoscitiva. Questo approccio inoltre dà la possibilità di focalizzare l’attenzione sullo sguardo dei soggetti ritratti e creare così un alto grado di connessione: “Il fondale nero o bianco azzera le differenze delle dimensioni: il topolino diventa imponente quanto un elefante” – sostiene il fotografo – “e poi, solo fotografandoli così lo spettatore li può guardare negli occhi”. Joel ha fotografato per anni gli animali nel loro habitat senza mai avere l’impatto mediatico creato invece dal progetto Photo Ark, proiettato anche sulla facciata della basilica di S.Pietro, del palazzo delle Nazioni Unite e sull’Empire State Building a New York e ha fatto il giro del mondo tra un museo e l’altro.

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La minaccia dell’estinzione

Secondo la IUCN, l’Unione mondiale per la conservazione della natura, l’attuale tasso di estinzione è anche mille volte superiore a quello naturale. Sono in pericolo tigri, elefanti e altri mammiferi, ma anche uccelli, anfibi, pesci, rettili. Joel Sartore non è l’unico a preoccuparsi di questo tema, da tempo Philip Lymbery, scrittore e direttore di Compassion in World Farming (CIWF) cerca di avvertire le popolazioni sul legame che esiste tra estinzione e l’alimentazione. Secondo Lymbery l’allevamento e l’agricoltura intensivi stanno seriamente mettendo in pericolo l’ambiente: il 70 per cento della biodiversità terrestre globale minacciata è a rischio di estinzione a causa della produzione intensiva di cibo.

Sartore sostiene: “Il Pianeta sta entrando in un territorio inesplorato, in cui l’umanità sta trasformando la Terra e andando verso una possibile sesta estinzione di massa”. Risiede anche qui il fulcro del progetto: l’esigenza che si cela dietro l’opera fotografica, infatti, è anche quella di immortalare quello che tra pochi anni potrebbe non esserci più, con la speranza però, di scongiurare questa tremenda eventualità portando avanti un processo di sensibilizzazione.  Dopo 12 anni di lavoro e di clic fotografici, alla domanda: quale animale le è piaciuto di più ritrarre? Joel risponde: “Quello che devo ancora fotografare”. Risposta che dipinge alla perfezione il suo instancabile contributo alla causa con il fine di “Rendere visibile l’invisibile“.

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