Gli uomini hanno paura di essere vegetariani o vegani?

Ecco cosa spiega una ricerca inglese (ma anche una italiana) su questo tema: davvero l’immagine dell’uomo è ancora legata al mito delle proteine “nobili” e del mangiar carne?

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Che il mito del maschio mangiatore di carne fosse ancora ben radicato nella cultura contemporanea non era difficile supporlo ma adesso a confermare questo binomio dal sapore preistorico arriva una ricerca dell’Università di Southampton che ha mostrato come gli uomini si vergognerebbero in situazioni di socialità di mostrare il loro essere vegetariani o vegani ordinando piatti 100% veg, a volte persino rinunciando al loro pasto o alle prescrizioni mediche.

Machismo a base di carne

La ricerca definisce queste persone “Vegescareian“, una nuova parola che racconta il timore, solo sociale, di esprimere la propria scelta alimentare veg. A capo della ricerca che ha visto protagonista per un anno un campione di 22 uomini inglesi, c’è la dottoressa Emma Roe che ha spiegato durante una conferenza stampa i risultati ottenuti: “La realtà è che molti uomini sono interessati a mangiare meno carne, ma hanno bisogno del ‘permesso’ sociale per farlo“.

Parrebbe che il timore si accentui quando gli uomini vegetariani o vegani (anche solo per ragioni di salute e temporanee) si trovano insieme ad altri uomini: “Abbiamo scoperto – continua la Roe – che coloro i vegetariani o vegani a casa, trovavano difficile evitare di mangiare carne quando socializzavano con altri uomini fuori casa”.

La ricerca, inoltre, ha mostrato come dopo aver cambiato alimentazione, questi uomini abbiano riscontrato forme di isolamento sociale. Insomma, l’uomo e la sua virilità sembrano ancora collegati al mito delle proteine a base animale. Siamo certi che si tratti solamente di un problema di genere?

L’isolamento sociale veg è reale?

L’idea che una scelta alimentare alternativa e controcorrente arrechi un “danno sociale” a chi la compie non è certamente nuova. Anche in alcune ricerche sociologiche targate Italia, i risultati sono stati simili. Nicola Righetti che nella vita è PhD e cultore della materia a Verona e assegnista di ricerca all’Università di Urbino, nella sua pubblicazione “L’Inchiostro digitale è vegano? La rappresentazione del veganismo sulla stampa”, scrive:

“Diffondendo rappresentazioni stigmatizzanti, (i media, ndr) potrebbero contribuire a rafforzare i pregiudizi delle reti sociali familiari, professionali e amicali. Questo potrebbe influenzare il supporto sociale, importante per l’identità e la pratica vegana ma anche per la vita personale e professionale e forse favorire una chiusura “settaria” quale strategia di difesa della propria visione del mondo da un ambiente ostile”.

Insomma, fare scelte diverse a tavola pare non essere esattamente la cosa migliore al fine di sviluppare rapporti sociali senza nessuna sorta di ostacolo. La “paura” del diverso a tavola pare essere profondamente radicata nella cultura,senza steccati di genere, colpendo in egual modo maschi e femmine. Nel caso degli uomini, però, questo stigma andrebbe ad unirsi anche a quella mitologia che collega le grandi abbuffate di carne e le grigliate da guinnes dei primati alla possanza maschile.

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