Coronavirus: in USA + 279% per la “carne” vegetale, in Italia la corsa ad affettati e mozzarelle

La corsa alla “sopravvivenza” in casa passa attraverso due visioni del mondo molto diverse e la lettura di alcuni dati ci può indicare approcci molto diversi.

Acquisti-in-Italia-Covid

Nel mondo la necessità essenziale di garantirsi cibo sufficiente in casa al tempo della pandemia SARS-CoV-2, è emersa con cristallina chiarezza. Ma il tema della scelta consapevole del cibo e del suo impatto sulla salute e sull’ambiente ha preso forme molto diverse.

USA vs Italia

E’ interessante analizzare i dati emersi negli Stati Uniti e in Italia rispetto al trend di acquisto nei grandi supermercati in tempi di isolamento forzato per fronteggiare e arginare la diffusione del virus. Negli Stati Uniti il prodotto con maggiore trend di crescita è la carne vegetale quella, per capirci, stile “Beyond Meat”. Secondo i dati riportati da Nielsen e che analizzano quello che è finito nei carrelli americani fra la prima e la seconda settimana di Marzo, la “carne vegetale” ha registrato un +279.8% (il dato più alto fra tutti quelli mostrati nei grafici), i legumi secchi un+187.8%, e il latte di avena (già con alle spalle un successo strepitoso in terra americana) ha fatto segnare un +476.7%.

Nel nostro paese i dati sono diversi. Fra i cibi che sono stati spazzolati con maggior fervore dagli scaffali troviamo, sempre secondo Nielsen e in ordine di crescita, la farina +185,3%, il burro +71,9%, subito seguiti dagli affettati con un +32,4%, le mozzarelle con un + 43,4%, le patatine in sacchetto +31,3% e le creme spalmabili dolci +57,7%.

Il ruolo dei nostri acquisti

Insomma, in base alle rilevazioni fatte da questo istituto di ricerca, è chiaro che l’approccio alla dispensa in queste due aree del mondo ha un volto decisamente differente. Eppure nelle ultime settimane, anche se non in modo diretto, il ruolo dell’antropocene ossia questa fase storica in cui gli uomini hanno radicalmente cambiato il volto della terra (secondo WWF il 75% dell’ambiente terrestre e il 60% dell’ambiente marino sono stati modificati dalla presenza dell’uomo) rispetto al presentarsi di questa nuova emergenza sanitaria, è risultato chiaro. Più distruggiamo gli ecosistemi, anche e soprattutto a fini alimentari (deforestando e inquinando terreni, aria e acqua anche tramite gli allevamenti intensivi, come ha spiegato anche la FAO) più le pandemie come quella che stiamo vivendo saranno sempre più frequenti. Va ricordato, infatti, come ha fatto pochi giorni fa il naturalista Mario Tozzi, che il 60% delle malattie infettive registrate a livello globale (dato riportato sempre anche da WWF) hanno origine dagli animali che arrivano in contatto con gli uomini a fini alimentari: pensiamo all’influenza Aviaria,  la Suina e la stessa SARS-CoV-2.

Stili di vita

Nel suo ultimo intervento pubblico anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fatto cenno al tema della “riflessione sui nostri stili di vita e le nostre abitudini” ed è evidente, come spiegato da un recente articolo scritto dal filosofo Peter Singer insieme alla filosofa e ricercatrice Paola Cavalieri, che quello che stiamo vivendo è l’ennesimo grido d’allarme che arriva dalla Natura. In realtà come spesso viene ricordato da naturalisti e scienziati, la Terra sopravviverà benissimo senza di noi, quindi la prospettiva non è quella di agire e cambiare le nostre abitudini di consumo per un generale “ambiente da salvaguardare” ma per potare a casa la nostra pelle.

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