Cannucce biodegradabili in cambio di quelle di plastica: così si salvano le tartarughe in Romagna

Si chiama “Blu Booking” ed è la campagna lanciata dal portale Info Alberghi insieme a Fondazione Cetacea Onlus per sensibilizzate albergatori e turisti sul tema dell’impatto sui mari della plastica monouso

Venti minuti di utilizzo e circa 500 anni perché siano completamente smaltite. Sono l’oggetto simbolo dei cocktail estivi sulla spiaggia, ma anche dell’inquinamento da plastica che sta uccidendo i nostri mari: le cannucce. Quest’estate saranno anche l’emblema della campagna di sensibilizzazione promossa da Info- Alberghi.com, portale di riferimento dell’ospitalità alberghiera della riviera romagnola, e Fondazione Cetacea Onlus, che gestisce il centro di recupero tartarughe marine di Riccione. Il progetto si chiama “Blu Booking” e coinvolgerà oltre 1200 hotel lungo la costa, dai lidi ravennati a Gabicce Mare, ai quali verrà proposto uno “scambio etico”: sostituire una partita delle classiche cannucce di plastica usate per servire bibite con un analogo quantitativo di cannucce in carta biodegradabile. Per ogni hotel che accetterà la sostituzione, Info Alberghi adotterà una delle tartarughe marine in cura presso il centro di Fondazione Cetacea donando poi il certificato di adozione alla struttura alberghiera. Un’iniziativa a costo zero per gli hotel, che punta a sensibilizzare operatori turistici e clienti sul tema dell’impatto sull’ambiente dalla plastica monouso. 

Il progetto 

“Abbiamo voluto cominciare a fare qualcosa per il nostro mare partendo da un’azione piccola ma concreta”, spiegano Lucio Bonini e Andrea Sacchetti, soci fondatori della web agency riminese alla quale fa capo Info Alberghi. “Siamo partiti proprio dagli hotel che fanno parte del nostro portale. Stiamo parlando di più di 1200 strutture che possono fare la differenza dal punto di vista ambientale. Il piccolo gesto di usare una cannuccia di carta al posto di quella di plastica è un modo per sensibilizzare sul problema dell’inquinamento da plastica e impegnarsi per una maggiore sostenibilità. La nostra speranza – sottolineano –  è che la cannuccia sia solo il punto di partenza per un cambiamento di abitudini più ampio e una riduzione dell’utilizzo di plastica, soprattutto degli oggetti monouso.”

Plastica in mare

Secondo i dati raccolti da Ministero dell’Ambiente, Ispra e 15 Arpa costiere in occasione di Slow Fish 2019, attualmente nei mari italiani galleggiano 179.023 particelle di rifiuti in plastica per chilometro quadrato. Un danno enorme per l’intero ecosistema marino a livello mondiale. Proprio le tartarughe ne sono un simbolo, come dimostrano le analisi condotte sui resti di 150 tartarughe spiaggiate, il 68% delle quali aveva ingerito plastica. Ingannate dalla somiglianza tra una medusa e una busta o i resti di un palloncino, le tartarughe finiscono per ingerire i frammenti di plastica morendo per soffocamento o a causa delle sostanza tossiche contenute o assorbite dalla plastica, se prima non sono state ferite o intrappolate dai rifiuti. 

Le spiagge 

Le spiagge, che in queste settimane iniziano a popolarsi di turisti, diventano la cartina tornasole dell’impatto della plastica sull’ambiente con 777 rifiuti spiaggiati, secondo le stime, ogni 100 metri di litorale. Nell’80% si tratta di plastica che, nel periodo estivo, sulle coste del Mediterraneo, aumenta anche del 40%. Rappresenta, dunque, una buona notizia il fatto che, proprio a partire dalle spiagge, quest’estate si stiano moltiplicando le campagne di sensibilizzazione contro la plastica monouso, dalle iniziative di messa al bando di stoviglie e cannucce da parte di singoli stabilimenti balneari fino alle ordinanze dei sindaci che a Rimini, come a Ischia, Procida o all’isola d’Elba hanno vietato la commercializzazione di piatti, bicchieri, posate e contenitori in plastica usa e getta. 

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