Alimentazione bio e vivisezione, un connubio taciuto

La campagna di Animal Amnesty denuncia esperimenti su 36 maiali per finanziare prodotti vegetali biologici e ‘funzionali’

alimentazione bio e vivisezione

Se un prodotto 100% vegetale fosse testato su animali lo compreresti lo stesso? E’ la domanda che appare nella home di Vivisezione nel Piatto, campagna lanciata da Animal Amnesty, associazione animalista nata nel 2011, per denunciare la pratica della vivisezione nel settore dell’alimentazione.

La campagna 

L’azienda biologica marchigiana Prometeo srl e l’Università di Bologna, co-finanziati dall’Unione Europea, sono i partner italiani del progetto Bake4Fun, che ha lo scopo di mettere a punto farine integrali di farro e prodotti da forno arricchiti con ferro. Dietro alle etichette di questi prodotti, non ancora disponibili sul mercato, si nascondono, come denuncia l’associazione, atroci sofferenze patite dagli animali: nel caso in questione, 36 maialini sarebbero stati sottoposti a sperimentazione sin dalla nascita, indotti all’anemia e alimentati con un chilo di pane al giorno (diverso a seconda del gruppo), nonché costretti a un prelievo quotidiano, per un mese, di sangue e feci attraverso un catetere permanente nella giugulare: al termine del processo, uccisi. La domanda posta da Animal Amnesty è la seguente: è davvero necessario testare l’efficacia alimentare di prodotti conosciuti da tempo immemore attraverso lo sfruttamento animale? Un regolamento della Comunità Europea del ’97 afferma che prodotti e ingredienti presenti sul mercato comunitario prima del 1997 – e il cui largo consumo ne ha stabilito la sicurezza – possano essere liberamente immessi sul mercato. A questo scopo l’associazione chiede al Ministero della Salute di emanare delle linee guida chiare con una petizione lanciata su Avaaz

Vivisezione sugli animali

Ogni anno almeno 115 milioni di animali vengono allevati, torturati e uccisi in nome del progresso scientifico nei laboratori: sono 12 milioni nella sola Europa, mentre in Italia sono 600 i laboratori in cui vengono torturati e soppressi 800mila animali. Dalla ricerca di base al settore farmaceutico passando per i test di tossicità, la vivisezione non conosce sosta.

Il business della vivisezione nell’alimentazione: i cibi ‘funzionali’ secondo l’esperto 

Negli ultimi anni il business della vivisezione si è infiltrato in un nuovo settore, quello dell’alimentazione, in particolare relativamente agli alimenti definiti ‘funzionali’. Mario Berveglieri, medico pediatra e nutrizionista, li definisce nel video diffuso sul sito della campagna “alimenti che possiedono una particolare concentrazione di nutrienti importanti per la nostra salute, come il ferro e lo zinco”. Oggi se ne parla molto, ma in realtà gli alimenti funzionali sono sempre esistiti e sono quelli che ci offre la natura: pomodori, aglio, oli, noci, cereali integrali, legumi, latte vegetale ecc… Perché allora molte aziende si stanno orientando verso prodotti arricchiti con ulteriori nutrienti? “Io sono personalmente contrario – continua l’esperto – la natura già garantisce massima completezza, e lo fa da sempre. Che bisogno c’è di alimenti su cui si è intervenuti artificialmente?”. Il paradosso, poi, è che questi alimenti arricchiti-funzionali si rivolgono a un bacino di consumatori attenti e vigili su nutrizione, sostenibilità e biologico. “Serve quindi informazione più ampia: non si può presentare la vasta presenza di un singolo nutriente in un prodotto e basta, il consumatore deve conoscere l’alimento nel modo in cui ce lo offre la natura. Bisogna seguire le raccomandazioni di istituti scientifici autorevoli ma indipendenti dall’industria alimentari, altrimenti c’è un ovvio conflitto di interesse“. Non è forse un paradosso che i test sui maiali servano a giustificare le indicazioni da apporre sulle etichette per raccogliere un mercato in ascesa che, se solo sapesse cosa c’è dietro, lascerebbe il prodotto sullo scaffale?

I prodotti arricchiti in ferro, poi, cavalcano un’idea ancora troppo diffusa secondo cui i vegetariani e i vegani siano carenti di ferro. Ma è vero?

“Quando un vegetariano segue una dieta ben pianificata, basata su un’ampia varietà di cibi vegetali e integrali, problemi di ferro non ci sono, anzi: spesso l’apporto è superiore alla media e, anche in caso di eventuali carenze, è sufficiente una dieta ben pianificata per risolvere il problema. I legumi, ad esempio, contengono mediamente 3-4 volte più ferro della carne (di cavallo), un ferro tra l’altro che si assorbe con facilità. Il ferro c’è nei cereali integrali, nei semi di zucca e girasole, in diverse verdure (spinaci, cicoria…), in insaporitori come germi di grano e farro, nelle erbe officinali e in tantissimi altri alimenti”.

Possiamo davvero sapere se un alimento funzionale è stato testato su animali? Secondo Berveglieri no: “Al momento attuale non esiste risposta, ma è necessario e mi auguro che questa informazione arrivi presto sugli scaffali per guidare una scelta sempre più consapevole”.

Yuri Benaglio 

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